INTRODUZIONE
Charles Michel De l'Épée ha dato una svolta all'insegnamento e all'educazione dei sordi non solo di nazionalità francese e di alto rango, come fino ad allora conveniva nelle famiglie benestanti, ma il suo metodo sulla condizione educativa e sociale dei sordi ha interessato tutta l'Europa comprendendo anche i soggetti che fino a quel momento erano rimasti privi di qualunque forma di insegnamento e lasciati a svolgere i lavori più umili, se non ad elemosinare per le strade. Il suo metodo, a differenza di altri che si occuparono di questo soggetto, non fu tenuto “segreto” ma vennero scambiati studi e informazioni sulle strategie grazie a valutazioni e confronti tra gli educatori del tempo attraverso corsi e circolari ufficiali che l'Istituto per Giovani Sordomuti di Parigi forniva agli altri istituti per sordi. Questo istituto ebbe inoltre collaborazioni con educatori che, una volta imparati i segni metodici, portarono la sua testimonianza in altre realtà del nuovo continente.
BREVE STORIA DEI SORDI FINO AL XVIII SECOLO
La storia dei sordi è più che altro la storia di come gli udenti hanno percepito i sordi, poiché la maggior parte delle fonti che abbiamo è scritta da udenti. Sappiamo che quando i fatti vengono percepiti “dall’esterno” non si è mai obiettivi e imparziali, inoltre le fonti storiche sono, per loro stessa natura, vetri deformanti della realtà.
In epoca storica possiamo trovare cenni sulla sordità da Platone a Aristotele e sui trattati di medicina del tempo. Il primo ad affermare che i sordi potessero ricevere un educazione fu il medico Girolamo Cardano (1501/1576) di Pavia: studiando gli scritti di Agricola si convinse del bisogno di insegnare al sordo la scrittura e la lettura per poter comunicare. Egli si avvicinò a questo tema poiché ebbe un figlio sordo. Purtroppo non proseguì i suoi studi sulla sordità e si dedicò ad altri aspetti della medicina.
Girolamo Acquapendente, professore di anatomia all’Università di Padova, pubblicò tra il 1600 e il 1603 due trattati dove affermava la grande differenza tra la pantomima e l’uso naturale dei segni per i sordi.
« Essi sono considerati incapaci di esprimersi solo perché nessuno li può comprendere, a meno di non aver avuto un addestramento specifico e approfondito nel loro modo di conversare. »1
L’ educazione dei sordi ha la sua possibilità di affermazione nell’opera del monaco Benedettino Pedro Ponce, in Spagna alla metà del XVI secolo. Il monaco non era esperto di pedagogia ed era privo di quei pregiudizi tipici degli educatori del tempo: si rese così conto delle potenzialità della persona sorda. Purtroppo Ponce non lasciò niente di scritto. Bisognerà arrivare al 1620, con il testo “La reduccion de las letras, y arte para ensenar a hablar los mudos” del celebre tutore Bonet per trovare il metodo di Ponce su carta stampata. In questo testo, infatti, Bonet illustrò il proprio metodo di insegnamento (ovvero quello di Ponce) e in più descrisse l’uso dell’alfabeto manuale.
In Italia il Gesuita, filosofo, matematico Lana Terzi scrisse nel 1670 il primo libro specifico sull’istruzione dei sordi: “Prodromo all’Arte Maestra”. Il suo pensiero mirava all’insegnamento della parola articolata sia in produzione, che in lettura del labiale. Intanto durante il 1700 sia in Francia che in Germania e nel resto dell'Europa iniziarono ad aprire le prime scuole per sordi.
L'Abate Charles Michelle De l 'Épée.
In epoca storica possiamo trovare cenni sulla sordità da Platone a Aristotele e sui trattati di medicina del tempo. Il primo ad affermare che i sordi potessero ricevere un educazione fu il medico Girolamo Cardano (1501/1576) di Pavia: studiando gli scritti di Agricola si convinse del bisogno di insegnare al sordo la scrittura e la lettura per poter comunicare. Egli si avvicinò a questo tema poiché ebbe un figlio sordo. Purtroppo non proseguì i suoi studi sulla sordità e si dedicò ad altri aspetti della medicina.
Girolamo Acquapendente, professore di anatomia all’Università di Padova, pubblicò tra il 1600 e il 1603 due trattati dove affermava la grande differenza tra la pantomima e l’uso naturale dei segni per i sordi.
« Essi sono considerati incapaci di esprimersi solo perché nessuno li può comprendere, a meno di non aver avuto un addestramento specifico e approfondito nel loro modo di conversare. »1
L’ educazione dei sordi ha la sua possibilità di affermazione nell’opera del monaco Benedettino Pedro Ponce, in Spagna alla metà del XVI secolo. Il monaco non era esperto di pedagogia ed era privo di quei pregiudizi tipici degli educatori del tempo: si rese così conto delle potenzialità della persona sorda. Purtroppo Ponce non lasciò niente di scritto. Bisognerà arrivare al 1620, con il testo “La reduccion de las letras, y arte para ensenar a hablar los mudos” del celebre tutore Bonet per trovare il metodo di Ponce su carta stampata. In questo testo, infatti, Bonet illustrò il proprio metodo di insegnamento (ovvero quello di Ponce) e in più descrisse l’uso dell’alfabeto manuale.
In Italia il Gesuita, filosofo, matematico Lana Terzi scrisse nel 1670 il primo libro specifico sull’istruzione dei sordi: “Prodromo all’Arte Maestra”. Il suo pensiero mirava all’insegnamento della parola articolata sia in produzione, che in lettura del labiale. Intanto durante il 1700 sia in Francia che in Germania e nel resto dell'Europa iniziarono ad aprire le prime scuole per sordi.
L'Abate Charles Michelle De l 'Épée.
L'ABATE DE L' ÉPÉE
All’inizio del XVI secolo nacque a Versailles De l’Épée Charles Michel: era il ventiquattro novembre del 1712. Fu sacerdote e grande educatore dei sordomuti in Francia. L’ Abate De l’ Épée studiò teologia e diritto civile, divenne avvocato al Parlamento di Parigi, era un uomo raccomandabile per le sue qualità morali e per il suo sapere.
A Parigi l’Abate incontrò nel 1753 due giovani sorelle gemelle sorde, di cui si stava occupando caritatevolmente della loro educazione P. Vanin, un prete cattolico cristiano che improvvisamente fu colpito dalla morte. De l’ Épée ne rimase colpito e ne diventò il loro educatore, trovando quella che sarà la sua vocazione.
« A partir de ce jour , il remplira auprès de ces infortunées la place que le père Vanin laisse vide. Après avoir mûrement réfléchi aux moyens par lesquels il pourra remplacer chez elles l’ouïe et la parole, il croit entrevoir dans le langage des gestes la pierre angulaire que le Ciel destine à soutenir l’edifice intellectuel du sourd-muet. »2
Ecco quello che scrive l'Abbé De l'Épée a proposito di questo episodio che sarà l'inizio della sua storia con l'educazione delle persone sorde.
« Le P. Vanin avait commencé l'instruction de deux soeurs jumelles sourdes-mouettes de naissance. Ce respectable ministre étant mort, ces deux pauvres filles se trouvèrent sans aucun secours, personne n'ayant voulu, pendant un temps assez long, entreprendre de continuer ou de recommencer cet ouvrage. Croyant donq que ces deux enfants vivraient et mourraient dans l'ignorance de leur religion (continue le vénérable instituteur), si je n'essayais pas de la leur apprendre, je fus touché de compassion pour elles, et je dis qu'ont pouvait me les amener, que j'y ferais tout mon possible.»3
È nel sentimento del dolore che l'Abate testimoniò l'indifferenza e il pregiudizio a cui erano soggetti i sordi all'interno della società e la possibilità di istruirli. I pregiudizi sui sordi non appartenevano solo al popolo ma anche a quella fascia di persone più acculturate, dai filosofi ai teologi, agli uomini di Chiesa. Questo per l'Abate era inaudito: egli riteneva che tutte le persone hanno un'anima creata a immagine di Dio e bisogna dar loro la possibilità di coltivarla, nessuno deve essere lasciato al “buio”; ecco che egli con il suo insegnamento vi farà un po' di chiarore. La sua vocazione non si fermò ai soli sordi parigini, ma si estese oltre i confini della Francia :
« C'est uniquement pour eux qu'il s'est appris, à lui même, avec le secours des méthodes et des dictionnaires, quatre langues étrangères; il est même, disposé à apprendre toute autre langue encore s'il était nécessaire. Puissent, dit-il, ces différentes nations ouvrir les yeux sur l'avantage qu'elles retireraient de l'établissement d'une école pour l'instruction des sourds-muets de leur pays! »4
Egli attirò su di sé e sul suo operato molti benefattori e fece appello ai maestri, anche stranieri, interessati a ricevere una formazione adeguata a istruire i sordomuti.
Con questi insegnamenti specifici essi portarono il suo metodo anche in altri istituti che andavano formandosi sia in Francia che all'estero. Tra gli allievi di questo metodo ricordiamo Tommaso Silvestri5 che, dopo aver frequentato il corso dell'Abbé De l'Épée, aprì la prima scuola per sordomuti in Italia nel 1789 con la benedizione del Papa Pio VI, e il sacerdote Storck che adottò il metodo mimico gestuale nel primo Istituto Imperiale per Sordomuti di Vienna.
Così il 27 maggio 1838 venne fondata a Parigi, in via Saint-Guillaume, n°9 nel faubourg Saint-Germain, una Società Centrale dei Sordomuti che riunì tutti gli specialisti di grande fama e gli uomini di cultura per approfondire gli studi, i metodi di educazione e per avere un punto di riferimento dove far circolare le nuove considerazioni. La Società centrale si occupò inoltre di fornire ai sordi lezioni gratuite, mezzi di studio e di riunione, possibilità di accedere all'arte, alla cultura e avere una padronanza della lingua parlata, in modo che fosse loro utile per le relazioni sociali.
Istituto Nazionale dei Sordomuti di Parigi
L'anno della formazione di questa importante società fu contraddistinto dal fatto che l'Abbé De l'Épée, come già citato, si impegnò nella riuscita di questo progetto trovando fondi e persone adeguate al progredire dell'opera che, anche dopo la sua morte, avvenuta il 23 dicembre 1789, venne continuata dall'Abate Ambrogio Sicard suo grande discepolo.
Il Maestro fu sepolto nella cappella di famiglia “San Nicola”, nella Chiesa di San Rocco a Parigi, ma la fama della sua opera è testimoniata con monumenti che esistono un po' ovunque in tutta la città di Parigi, tra i quali spicca quello in bronzo a Versailles.
Busto dell'Abate De l 'Épée Chiesa di Saint Roch, Parigi
IL METODO
Nel 1760 De l’Épée mise in luce il suo metodo dimostrando che le forme visibili possono produrre il solito effetto dei suoni, attirando molte critiche di filosofi e di teologi.
L'Abbé De l'Épée ha tracciato delle regole per insegnare la parola artificiale che ha avuto successi per una parte del suo insegnamento. Egli decise poi di apprendere la lingua dei suoi studenti sordi che già in classe essi usavano proprio per eludere la sorveglianza dei maestri.
Uno dei libri su cui fece più affidamento fu quello intitolato “Arte para enseñar à hablar à los mudos” (Arte di insegnare a parlare ai muti, 1620) scritto dal benedettino Juan Pablo Bonet, che ebbe per studente il fratello sordo del contabile di Castiglia. L'abate studiò quest'opera e vi trovò l'uso dell'alfabeto manuale a una mano, originario della Spagna e risalente al 1620. Esso consisteva nel rappresentare ogni lettera, di ogni parola, attraverso la forma della mano. Questo tipo di alfabeto manuale, con le varie modificazioni che vi successero, si espanse in quasi tutte le istituzioni di sordomuti in Europa e in America. L’Abbé non lasciò intendere di essere stato l'inventore di questo metodo che prima di lui venne utilizzato da Bonet, Amman e da John Wallis in Inghilterra; l'eccezione riguardante De l'Épée sta nel fatto che lui ebbe la vocazione e il desiderio di far parlare e scrivere i suoi studenti.
Alfabeto manuale LSF
Uno dei vantaggi della dattilologia è quello di essere visibilmente molto simile alla forma delle lettere scritte e dunque facile da imparare e da segnare. Infatti l'Abate ci testimonia che per imparare tale alfabeto e usarlo, basta fare esercizio e aggiungere la punteggiatura figurandola in aria attraverso l'indice; ciò può essere utile non solo nel contesto della sordità ma anche per chi accidentalmente perde l'uso della voce e della parola.
De l' Épée prese atto, anche dai libri riguardanti tale materia, che i sordi usavano molti altri segni con caratteristiche particolari per completare il loro mezzo di comunicazione. Durante gli studi di metodo gli specialisti si domandarono come i sordi potevano capirsi nel momento in cui restassero al buio, proprio perché le loro conversazioni passavano dal canale visivo. Tale curiosità fu facilmente risolta attraverso il palpare delle mani dei segnanti per sentire le forme dell'alfabeto manuale e per seguire i movimenti dei segni nell'aria: ecco che il loro pensiero poteva essere espresso anche nell'oscurità.
Comunque l'uso della dattilologia non poteva rimpiazzare completamente quello che veniva espresso con la lingua dei segni, cosa che fu ritenuta dall'abate universale, sublime, basata sulla ragione e sulla natura al punto che, come le altre lingue, non la si può apprendere in un solo giorno.
L'Abbé De l'Épée aveva il desiderio di utilizzare i segni unicamente per far apprendere ai sordi un modo di pensare con ordre6 le loro idee. Egli tentò di assoggettare all’ordine alcuni segni più rappresentativi, oltre alla dattilologia, chiamandoli segni metodici e proponendone una specie di grammatica; questi potevano aiutare nell'imparare a leggere e nel facilitare la comunicazione durante l'apprendimento facendo da ponte e da chiarificatori di senso.
« Les signes les plus simples, qui ne consistent qu'à montrer avec la main les choses dont on sait les noms, suffisent pour commencer l'ouvrage; mais il ne mènent pas loin, parce que les objets ne tombent pas toujours sur nos yeux, et qu'il y en a beaucoup qui ne pouvait être aperçus par nos senses. Il me paraît donc qu'une metode de signes combinés doit être la voie la plus commode et la plus sûre, parce qu'elle peut également s'appliquer aux choses absentes ou présentes, dépendantes ou indépendantes des sens [...]»7
Molti illustri maestri furono determinati nell'educazione di allievi sordi pur ritenendoli privi di ragione e memoria, quasi dei selvaggi; con questa considerazione dei propri allievi era ovvio che non prestassero alcuna attenzione al metodo di insegnamento o all'intenzione di far capire le materie agli studenti, relegandoli ad una condizione di incapaci.
Al tempo dell’Abbé De l’Épée, per intraprendere un percorso educativo si teneva conto prima di tutto al grado di sordità del ragazzo e, in seguito, si guardava se questo lo era dalla nascita oppure a causa di un trauma o di una malattia. Le due sordità (dalla nascita oppure a causa di trauma o malattia) avevano per conseguenza un diverso approccio alla parola articolata, alla scrittura e alla lettura che era più difficile nel caso di sordità dalla nascita, più facile nel caso di sordità acquisita, grazie ad una precedente esposizione al suono.
Quando all'Istituto di Parigi iniziavano il cammino dell'educazione del ragazzo ne esaminavano lo stato intellettuale cioè le idee acquisite, il grado di cultura e le peculiari facoltà. Questo per rendersi conto delle iniziali capacità, poiché il sordo dalla nascita non poteva essere partecipe della società del tempo; spesso slegato dai concetti scientifici, non conosceva la causa e l'effetto di determinati eventi per l'assenza di una precedente istruzione oppure vedeva gli “oggetti” che lo circondavano fuori dal contesto capendone solo i dettagli. Sebbene i sordi dalla nascita siano stati privati dell'uso della lingua parlata, ne hanno sviluppata una propria, ricca ed espressiva, piena di azione e di pantomima, fondata sull'analogia e sull'osservazione con l’imitazione, la figurazione e la fedeltà della riproduzione in segno del pensiero e delle idee.
I segni che gli educatori incontrarono nei sordi variavano a seconda del particolare contesto di crescita e delle frequentazioni e degli incontri con i coetanei. Spesso c'era una differenza di segni per indicare un medesimo oggetto e questo perché, al tempo, molti sordi vivevano isolati sviluppando un linguaggio di segni e gesti che più conveniva per farsi capire; le varie scelte dipendevano dalla propria capacità di osservazione e all'Istituto di Parigi si vedevano una gran varietà di segni proprio a causa della diversità delle storie personali.
Desloge Pierre fu un sordo di questa epoca. Egli non usufruì dell'insegnamento dell'Abate poiché, diventato sordo a sette anni, aveva acquisito i rudimenti del francese e descrisse la condizione dei sordi in un libro, ecco un estratto della sua testimonianza:
« Lorsqu'un sourd-muet, dit-il, vient à rencontrer d’autres sourds-muets plus instruits que lui, il apprend à combiner et à perfectionner ses signes qui jusque-là étaient sans ordre et sans liaison. Il acquiert promptement dans le commerce de ses camarades, l’art prétendu si difficile de peindre et d’exprimer toutes ses pensées, même le plus indépendantes des sens par le moyen des signes naturels, avec autant d’ordre et de précision que s’il avait la connaissance des règles de la grammaire.»8
La persona sorda esprime ordinatamente con i segni le immagini del pensiero che ha dentro di sé. Man mano che altre persone segnanti venivano inserite nella comunità dei sordi, i segni si trasformavano e subivano una “riduzione” divenendo difficilmente comprensibili a chi non frequentava la comunità di sordi segnanti (tale processo avviene tutt'ora e testimonia la vitalità della lingua). Infatti la scelta, l'uso e l'arbitrarietà dei segni contribuisce ad arricchire sempre di più questa lingua. Così accadeva anche al tempo di De l' Épée all'interno della scuola. L’Abate imparando a segnare utilizzò molti segni applicati alle materie, aprendo una strada personalizzata in grado di dare a ogni studente un modo per diventare autonomo nello svolgere dei compiti e per raggiungere molti successi che con il solo metodo oralista non riuscivano a raggiungere.
Il punto essenziale del metodo epeano era che ci fosse una traduzione dai segni alla lingua artificiale e che si potesse costruire un linguaggio corrispondente alla nostra lingua convenzionale, in modo da comporre un dizionario. A causa della mancanza di segni specifici nelle materie di insegnamento, egli costruì un linguaggio mimico gestuale “addizionale” inventato sulla base dei segni che i sordi usavano. Tali segni permettevano una traduzione continuativa, un po' come si fa per insegnare una lingua straniera a chi conosce solo quella del proprio paese.
Egli ebbe due strumenti principali per insegnare: il primo consisteva nell'uso dei segni già conosciuti dai sordi a cui aggiunse i segni più metodici inventati direttamente dal maestro; il secondo consisteva nella scrittura alfabetica, con l'esercizio dello scrivere e del leggere. La parola scritta veniva rappresentata in segno in modo che se ne potesse afferrare il senso. Inoltre, l'alfabeto manuale, era un mezzo di aiuto per arrivare all’articolazione della lettera artificiale.
I segni di cui si avvaleva De l' Épée erano stati divisi in due classi: la nomenclatura, che esprimeva le idee, e i segni grammaticali, che esprimevano la funzione e il rapporto delle parole con la frase.
Per farne un esempio ecco un estratto:
« L'article est désigné par les jointures des doigts, du poignet, etc.; l'adjectif, par l'application de la main gauche sur la droit; l'adverbe, par la même signe joint à celui du verbe; la conjonction que, par un crochet des deux doigts; la préposition, en courbant les doigts de la main gauche, et faisant courir cette main de gauche, sur la ligne qu'on lit ou qu'on écrit; le participe, en faisant comme si on tirait une épingle ou un fil du pan de son habit; les divers cas des déclinations seulement par leur ordre numérique, I°,II°,III°,etc..; le régime des verbes, uniquement par la désignation des cas qu'ils gouvernent, ou de la place qu'ils assignent à leur complément. »9
Una considerazione da fare per la formazione dei segni metodici è il fatto che il Maestro si aiutava molto con l'etimologia delle parole, però spesso era incerto nel valore di questi segni. Utilizzava, infatti, di frequente, la lettera iniziale della parola francese che si voleva esprimere, come “T” per il tempo e “V” per il verbo.
Un altro esempio è lo schema usato da De l' Épée su come far capire un verbo, in questo caso il verbo utilizzato è “credere”:
« Je crois : -Je dis que oui par l'esprit, je pense que oui.
- Je dis oui par le cœur, j'aime à penser que oui.
- Je dis oui de la bouche,
- Je ne vois pas de mes yeux. »10
Ecco qualche passaggio dal libro di De l' Épée su come insegnare l’uso dell’articoli secondo i suoi studi con i segni convenzionali:
« Nous faisons observer au sourd-muet (pages 16-17) les jointures des nos doigts, de nos mains, du poignet, du coude,etc.., et nous les appelons articles ou jointures. Nous écrivons ensuite sur le tableau que le, la, les, de, du, des, joignent les mots comme nos articles joignent nos os. Dès lors les mouvement de l’index droit, qui s’entend et se replie plusieurs fois en forme de crochet, devient le signe raisonné que nous donnons à tout article. Nous en exprimons le genre en portant la main au chapeau pour l’article masculine le, et à l’oreille, où se termine la coiffure d’une personne du sexe, pour l’article féminin la. »11
Accanto all'esercizio in classe con il suo metodo di istruzione, l'Abate De l'Épée dette ai sordi anche la possibilità di accedere al culto religioso, attraverso l'esercizio della lettura del Vecchio Testamento, dove potevano ritrovare le collocazioni dei vocaboli, e la possibilità di una confessione e della Comunione che fino ad allora era stata loro rifiutata dalla religione Cristiana.
A Parigi l’Abate incontrò nel 1753 due giovani sorelle gemelle sorde, di cui si stava occupando caritatevolmente della loro educazione P. Vanin, un prete cattolico cristiano che improvvisamente fu colpito dalla morte. De l’ Épée ne rimase colpito e ne diventò il loro educatore, trovando quella che sarà la sua vocazione.
« A partir de ce jour , il remplira auprès de ces infortunées la place que le père Vanin laisse vide. Après avoir mûrement réfléchi aux moyens par lesquels il pourra remplacer chez elles l’ouïe et la parole, il croit entrevoir dans le langage des gestes la pierre angulaire que le Ciel destine à soutenir l’edifice intellectuel du sourd-muet. »2
Ecco quello che scrive l'Abbé De l'Épée a proposito di questo episodio che sarà l'inizio della sua storia con l'educazione delle persone sorde.
« Le P. Vanin avait commencé l'instruction de deux soeurs jumelles sourdes-mouettes de naissance. Ce respectable ministre étant mort, ces deux pauvres filles se trouvèrent sans aucun secours, personne n'ayant voulu, pendant un temps assez long, entreprendre de continuer ou de recommencer cet ouvrage. Croyant donq que ces deux enfants vivraient et mourraient dans l'ignorance de leur religion (continue le vénérable instituteur), si je n'essayais pas de la leur apprendre, je fus touché de compassion pour elles, et je dis qu'ont pouvait me les amener, que j'y ferais tout mon possible.»3
È nel sentimento del dolore che l'Abate testimoniò l'indifferenza e il pregiudizio a cui erano soggetti i sordi all'interno della società e la possibilità di istruirli. I pregiudizi sui sordi non appartenevano solo al popolo ma anche a quella fascia di persone più acculturate, dai filosofi ai teologi, agli uomini di Chiesa. Questo per l'Abate era inaudito: egli riteneva che tutte le persone hanno un'anima creata a immagine di Dio e bisogna dar loro la possibilità di coltivarla, nessuno deve essere lasciato al “buio”; ecco che egli con il suo insegnamento vi farà un po' di chiarore. La sua vocazione non si fermò ai soli sordi parigini, ma si estese oltre i confini della Francia :
« C'est uniquement pour eux qu'il s'est appris, à lui même, avec le secours des méthodes et des dictionnaires, quatre langues étrangères; il est même, disposé à apprendre toute autre langue encore s'il était nécessaire. Puissent, dit-il, ces différentes nations ouvrir les yeux sur l'avantage qu'elles retireraient de l'établissement d'une école pour l'instruction des sourds-muets de leur pays! »4
Egli attirò su di sé e sul suo operato molti benefattori e fece appello ai maestri, anche stranieri, interessati a ricevere una formazione adeguata a istruire i sordomuti.
Con questi insegnamenti specifici essi portarono il suo metodo anche in altri istituti che andavano formandosi sia in Francia che all'estero. Tra gli allievi di questo metodo ricordiamo Tommaso Silvestri5 che, dopo aver frequentato il corso dell'Abbé De l'Épée, aprì la prima scuola per sordomuti in Italia nel 1789 con la benedizione del Papa Pio VI, e il sacerdote Storck che adottò il metodo mimico gestuale nel primo Istituto Imperiale per Sordomuti di Vienna.
Così il 27 maggio 1838 venne fondata a Parigi, in via Saint-Guillaume, n°9 nel faubourg Saint-Germain, una Società Centrale dei Sordomuti che riunì tutti gli specialisti di grande fama e gli uomini di cultura per approfondire gli studi, i metodi di educazione e per avere un punto di riferimento dove far circolare le nuove considerazioni. La Società centrale si occupò inoltre di fornire ai sordi lezioni gratuite, mezzi di studio e di riunione, possibilità di accedere all'arte, alla cultura e avere una padronanza della lingua parlata, in modo che fosse loro utile per le relazioni sociali.
Istituto Nazionale dei Sordomuti di Parigi
L'anno della formazione di questa importante società fu contraddistinto dal fatto che l'Abbé De l'Épée, come già citato, si impegnò nella riuscita di questo progetto trovando fondi e persone adeguate al progredire dell'opera che, anche dopo la sua morte, avvenuta il 23 dicembre 1789, venne continuata dall'Abate Ambrogio Sicard suo grande discepolo.
Il Maestro fu sepolto nella cappella di famiglia “San Nicola”, nella Chiesa di San Rocco a Parigi, ma la fama della sua opera è testimoniata con monumenti che esistono un po' ovunque in tutta la città di Parigi, tra i quali spicca quello in bronzo a Versailles.
Busto dell'Abate De l 'Épée Chiesa di Saint Roch, Parigi
IL METODO
Nel 1760 De l’Épée mise in luce il suo metodo dimostrando che le forme visibili possono produrre il solito effetto dei suoni, attirando molte critiche di filosofi e di teologi.
L'Abbé De l'Épée ha tracciato delle regole per insegnare la parola artificiale che ha avuto successi per una parte del suo insegnamento. Egli decise poi di apprendere la lingua dei suoi studenti sordi che già in classe essi usavano proprio per eludere la sorveglianza dei maestri.
Uno dei libri su cui fece più affidamento fu quello intitolato “Arte para enseñar à hablar à los mudos” (Arte di insegnare a parlare ai muti, 1620) scritto dal benedettino Juan Pablo Bonet, che ebbe per studente il fratello sordo del contabile di Castiglia. L'abate studiò quest'opera e vi trovò l'uso dell'alfabeto manuale a una mano, originario della Spagna e risalente al 1620. Esso consisteva nel rappresentare ogni lettera, di ogni parola, attraverso la forma della mano. Questo tipo di alfabeto manuale, con le varie modificazioni che vi successero, si espanse in quasi tutte le istituzioni di sordomuti in Europa e in America. L’Abbé non lasciò intendere di essere stato l'inventore di questo metodo che prima di lui venne utilizzato da Bonet, Amman e da John Wallis in Inghilterra; l'eccezione riguardante De l'Épée sta nel fatto che lui ebbe la vocazione e il desiderio di far parlare e scrivere i suoi studenti.
Alfabeto manuale LSF
Uno dei vantaggi della dattilologia è quello di essere visibilmente molto simile alla forma delle lettere scritte e dunque facile da imparare e da segnare. Infatti l'Abate ci testimonia che per imparare tale alfabeto e usarlo, basta fare esercizio e aggiungere la punteggiatura figurandola in aria attraverso l'indice; ciò può essere utile non solo nel contesto della sordità ma anche per chi accidentalmente perde l'uso della voce e della parola.
De l' Épée prese atto, anche dai libri riguardanti tale materia, che i sordi usavano molti altri segni con caratteristiche particolari per completare il loro mezzo di comunicazione. Durante gli studi di metodo gli specialisti si domandarono come i sordi potevano capirsi nel momento in cui restassero al buio, proprio perché le loro conversazioni passavano dal canale visivo. Tale curiosità fu facilmente risolta attraverso il palpare delle mani dei segnanti per sentire le forme dell'alfabeto manuale e per seguire i movimenti dei segni nell'aria: ecco che il loro pensiero poteva essere espresso anche nell'oscurità.
Comunque l'uso della dattilologia non poteva rimpiazzare completamente quello che veniva espresso con la lingua dei segni, cosa che fu ritenuta dall'abate universale, sublime, basata sulla ragione e sulla natura al punto che, come le altre lingue, non la si può apprendere in un solo giorno.
L'Abbé De l'Épée aveva il desiderio di utilizzare i segni unicamente per far apprendere ai sordi un modo di pensare con ordre6 le loro idee. Egli tentò di assoggettare all’ordine alcuni segni più rappresentativi, oltre alla dattilologia, chiamandoli segni metodici e proponendone una specie di grammatica; questi potevano aiutare nell'imparare a leggere e nel facilitare la comunicazione durante l'apprendimento facendo da ponte e da chiarificatori di senso.
« Les signes les plus simples, qui ne consistent qu'à montrer avec la main les choses dont on sait les noms, suffisent pour commencer l'ouvrage; mais il ne mènent pas loin, parce que les objets ne tombent pas toujours sur nos yeux, et qu'il y en a beaucoup qui ne pouvait être aperçus par nos senses. Il me paraît donc qu'une metode de signes combinés doit être la voie la plus commode et la plus sûre, parce qu'elle peut également s'appliquer aux choses absentes ou présentes, dépendantes ou indépendantes des sens [...]»7
Molti illustri maestri furono determinati nell'educazione di allievi sordi pur ritenendoli privi di ragione e memoria, quasi dei selvaggi; con questa considerazione dei propri allievi era ovvio che non prestassero alcuna attenzione al metodo di insegnamento o all'intenzione di far capire le materie agli studenti, relegandoli ad una condizione di incapaci.
Al tempo dell’Abbé De l’Épée, per intraprendere un percorso educativo si teneva conto prima di tutto al grado di sordità del ragazzo e, in seguito, si guardava se questo lo era dalla nascita oppure a causa di un trauma o di una malattia. Le due sordità (dalla nascita oppure a causa di trauma o malattia) avevano per conseguenza un diverso approccio alla parola articolata, alla scrittura e alla lettura che era più difficile nel caso di sordità dalla nascita, più facile nel caso di sordità acquisita, grazie ad una precedente esposizione al suono.
Quando all'Istituto di Parigi iniziavano il cammino dell'educazione del ragazzo ne esaminavano lo stato intellettuale cioè le idee acquisite, il grado di cultura e le peculiari facoltà. Questo per rendersi conto delle iniziali capacità, poiché il sordo dalla nascita non poteva essere partecipe della società del tempo; spesso slegato dai concetti scientifici, non conosceva la causa e l'effetto di determinati eventi per l'assenza di una precedente istruzione oppure vedeva gli “oggetti” che lo circondavano fuori dal contesto capendone solo i dettagli. Sebbene i sordi dalla nascita siano stati privati dell'uso della lingua parlata, ne hanno sviluppata una propria, ricca ed espressiva, piena di azione e di pantomima, fondata sull'analogia e sull'osservazione con l’imitazione, la figurazione e la fedeltà della riproduzione in segno del pensiero e delle idee.
I segni che gli educatori incontrarono nei sordi variavano a seconda del particolare contesto di crescita e delle frequentazioni e degli incontri con i coetanei. Spesso c'era una differenza di segni per indicare un medesimo oggetto e questo perché, al tempo, molti sordi vivevano isolati sviluppando un linguaggio di segni e gesti che più conveniva per farsi capire; le varie scelte dipendevano dalla propria capacità di osservazione e all'Istituto di Parigi si vedevano una gran varietà di segni proprio a causa della diversità delle storie personali.
Desloge Pierre fu un sordo di questa epoca. Egli non usufruì dell'insegnamento dell'Abate poiché, diventato sordo a sette anni, aveva acquisito i rudimenti del francese e descrisse la condizione dei sordi in un libro, ecco un estratto della sua testimonianza:
« Lorsqu'un sourd-muet, dit-il, vient à rencontrer d’autres sourds-muets plus instruits que lui, il apprend à combiner et à perfectionner ses signes qui jusque-là étaient sans ordre et sans liaison. Il acquiert promptement dans le commerce de ses camarades, l’art prétendu si difficile de peindre et d’exprimer toutes ses pensées, même le plus indépendantes des sens par le moyen des signes naturels, avec autant d’ordre et de précision que s’il avait la connaissance des règles de la grammaire.»8
La persona sorda esprime ordinatamente con i segni le immagini del pensiero che ha dentro di sé. Man mano che altre persone segnanti venivano inserite nella comunità dei sordi, i segni si trasformavano e subivano una “riduzione” divenendo difficilmente comprensibili a chi non frequentava la comunità di sordi segnanti (tale processo avviene tutt'ora e testimonia la vitalità della lingua). Infatti la scelta, l'uso e l'arbitrarietà dei segni contribuisce ad arricchire sempre di più questa lingua. Così accadeva anche al tempo di De l' Épée all'interno della scuola. L’Abate imparando a segnare utilizzò molti segni applicati alle materie, aprendo una strada personalizzata in grado di dare a ogni studente un modo per diventare autonomo nello svolgere dei compiti e per raggiungere molti successi che con il solo metodo oralista non riuscivano a raggiungere.
Il punto essenziale del metodo epeano era che ci fosse una traduzione dai segni alla lingua artificiale e che si potesse costruire un linguaggio corrispondente alla nostra lingua convenzionale, in modo da comporre un dizionario. A causa della mancanza di segni specifici nelle materie di insegnamento, egli costruì un linguaggio mimico gestuale “addizionale” inventato sulla base dei segni che i sordi usavano. Tali segni permettevano una traduzione continuativa, un po' come si fa per insegnare una lingua straniera a chi conosce solo quella del proprio paese.
Egli ebbe due strumenti principali per insegnare: il primo consisteva nell'uso dei segni già conosciuti dai sordi a cui aggiunse i segni più metodici inventati direttamente dal maestro; il secondo consisteva nella scrittura alfabetica, con l'esercizio dello scrivere e del leggere. La parola scritta veniva rappresentata in segno in modo che se ne potesse afferrare il senso. Inoltre, l'alfabeto manuale, era un mezzo di aiuto per arrivare all’articolazione della lettera artificiale.
I segni di cui si avvaleva De l' Épée erano stati divisi in due classi: la nomenclatura, che esprimeva le idee, e i segni grammaticali, che esprimevano la funzione e il rapporto delle parole con la frase.
Per farne un esempio ecco un estratto:
« L'article est désigné par les jointures des doigts, du poignet, etc.; l'adjectif, par l'application de la main gauche sur la droit; l'adverbe, par la même signe joint à celui du verbe; la conjonction que, par un crochet des deux doigts; la préposition, en courbant les doigts de la main gauche, et faisant courir cette main de gauche, sur la ligne qu'on lit ou qu'on écrit; le participe, en faisant comme si on tirait une épingle ou un fil du pan de son habit; les divers cas des déclinations seulement par leur ordre numérique, I°,II°,III°,etc..; le régime des verbes, uniquement par la désignation des cas qu'ils gouvernent, ou de la place qu'ils assignent à leur complément. »9
Una considerazione da fare per la formazione dei segni metodici è il fatto che il Maestro si aiutava molto con l'etimologia delle parole, però spesso era incerto nel valore di questi segni. Utilizzava, infatti, di frequente, la lettera iniziale della parola francese che si voleva esprimere, come “T” per il tempo e “V” per il verbo.
Un altro esempio è lo schema usato da De l' Épée su come far capire un verbo, in questo caso il verbo utilizzato è “credere”:
« Je crois : -Je dis que oui par l'esprit, je pense que oui.
- Je dis oui par le cœur, j'aime à penser que oui.
- Je dis oui de la bouche,
- Je ne vois pas de mes yeux. »10
Ecco qualche passaggio dal libro di De l' Épée su come insegnare l’uso dell’articoli secondo i suoi studi con i segni convenzionali:
« Nous faisons observer au sourd-muet (pages 16-17) les jointures des nos doigts, de nos mains, du poignet, du coude,etc.., et nous les appelons articles ou jointures. Nous écrivons ensuite sur le tableau que le, la, les, de, du, des, joignent les mots comme nos articles joignent nos os. Dès lors les mouvement de l’index droit, qui s’entend et se replie plusieurs fois en forme de crochet, devient le signe raisonné que nous donnons à tout article. Nous en exprimons le genre en portant la main au chapeau pour l’article masculine le, et à l’oreille, où se termine la coiffure d’une personne du sexe, pour l’article féminin la. »11
Accanto all'esercizio in classe con il suo metodo di istruzione, l'Abate De l'Épée dette ai sordi anche la possibilità di accedere al culto religioso, attraverso l'esercizio della lettura del Vecchio Testamento, dove potevano ritrovare le collocazioni dei vocaboli, e la possibilità di una confessione e della Comunione che fino ad allora era stata loro rifiutata dalla religione Cristiana.
HEINICKE E DE L'ÉPÉE: LA CONTROVERSIA
Samuel Heinicke iniziò a vestire il ruolo di istitutore di bambini sordi dal 1727 a Nautschütz in Sassonia e, qualche tempo più tardi, aprì un altro istituto a Leipzig. Nel 1780 entrò in polemica con il metodo di De l'Épée, invitando l'Abate Storck a lasciare gli insegnamenti del suo Maestro.
Prima di entrare nel fulcro della polemica è meglio capire gli orientamenti di Heinicke. Egli praticò due metodi di insegnamento della lingua tedesca: in un primo momento utilizzò anche lui la scrittura e i segni gestuali per poi imparare a parlare; in seguito privilegiò la parola artificiale come propedeutica all'insegnamento della lingua, diventando estremamente oralista. Per far produrre i suoni utilizzava una tecnica di “riflesso”: immetteva nella bocca del sordo delle sostanze tipo l' acqua per produrre la “a”, l'estratto di assenzio per produrre la “é” ed altri strani esperimenti. Queste sostanze stimolavano (a suo avviso) il riflesso delle articolazioni ed il suono. Oltre a questo impiegava una macchina parlante, composta da un soffietto collegato a una gola artificiale con una lingua meccanica, che permetteva di toccare gli organi della voce e la loro posizione nei diversi suoni.
L'Abate Storck fu persuaso da Heinicke a lasciare il metodo segnico per quello oralista, ma l'Abate De l'Épée informato dell' accaduto scrisse direttamente a Heinicke riferendogli di essere fiero della fedeltà dei suoi discepoli e del metodo segnico, poiché nell'applicarlo erano stati raggiunti molti successi e per testimonianza di questo erano state fatte dimostrazioni pubbliche.
Iniziò così una controversia che criticava i seguenti punti del metodo epeano:
La vista non poteva supplire l'udito;
Le idee astratte non potevano raggiungere il pensiero dei sordomuti neanche con il soccorso dei segni metodici perché, rifacendosi al pensiero kantiano che non c'è pensiero senza lingua parlata, si riteneva che le parole apprese per via della scrittura e dei segni erano dimenticate velocemente.
La lentezza del metodo segnico;
L'accusa a de l'Épée di prendere i meriti di inventore del metodo segnico, quando lo avevano già utilizzato Bonet e Amman.
Le critiche legittime, ma piene di arroganza, vennero discusse tramite un carteggio che fu inviato alle più importanti Società d'Europa, in modo che diventasse un dibattito aperto.
De l'Épée non prese proprio in considerazione la prima critica mossa dall'istitutore tedesco; alla seconda invece rispose in modo cartesiano secondo la teoria dell'equivalenza del suono e del segno nel loro rapporto con le idee che vengono espresse.
« N'est-ce pas la raison elle-même qui nous enseigne qu'il n'y a pas une liaison plus étroite entre les idées et l'écriture qui frappe nos yeux?»12
Per quanto riguarda la lentezza del suo metodo, il Maestro riteneva che anche quello di partire dall'articolazione della parola artificiale prima di passare alla spiegazione di questa e all'intelligenza delle cose, non era certo una strada breve.
Inoltre si oppone a Heinicke perché, nel pensiero di De l’Épée, l’articolazione artificiale del metodo di Heinicke non potrà mai far sentire i suoni ai suoi allievi e nemmeno pretendere poi di far eseguire le articolazioni più difficili. Dunque la domanda legittima di De l' Épée gira intorno al problema di come gli allievi potranno pensare attraverso queste parole articolate. All'ultima accusa (cioè al fatto di aver preso il meritori un metodo che non aveva inventato) rispose semplicemente che il suo metodo era frutto di studio di autori come Bonet, Amman, Wallis e che non si era mai ritenuto un inventore e tanto meno voleva i meriti di altri.
La disputa tra i due grandi personaggi venne esaminata dall'Accademia di Zurigo che asserì che secondo la teoria della sensibilizzazione dei sensi quando uno di questi cessa di funzionare gli altri si attivano per cercare di colmare il deficit e quindi in questo caso si ha uno sviluppo migliore della memoria visiva. Inoltre i segni vengono scelti in modo arbitrario e hanno la funzione che ha la parola per gli udenti.
Ciò legittimava la posizione del Maestro nei confronti delle critiche di Heinicke.
Samuel Heinicke iniziò a vestire il ruolo di istitutore di bambini sordi dal 1727 a Nautschütz in Sassonia e, qualche tempo più tardi, aprì un altro istituto a Leipzig. Nel 1780 entrò in polemica con il metodo di De l'Épée, invitando l'Abate Storck a lasciare gli insegnamenti del suo Maestro.
Prima di entrare nel fulcro della polemica è meglio capire gli orientamenti di Heinicke. Egli praticò due metodi di insegnamento della lingua tedesca: in un primo momento utilizzò anche lui la scrittura e i segni gestuali per poi imparare a parlare; in seguito privilegiò la parola artificiale come propedeutica all'insegnamento della lingua, diventando estremamente oralista. Per far produrre i suoni utilizzava una tecnica di “riflesso”: immetteva nella bocca del sordo delle sostanze tipo l' acqua per produrre la “a”, l'estratto di assenzio per produrre la “é” ed altri strani esperimenti. Queste sostanze stimolavano (a suo avviso) il riflesso delle articolazioni ed il suono. Oltre a questo impiegava una macchina parlante, composta da un soffietto collegato a una gola artificiale con una lingua meccanica, che permetteva di toccare gli organi della voce e la loro posizione nei diversi suoni.
L'Abate Storck fu persuaso da Heinicke a lasciare il metodo segnico per quello oralista, ma l'Abate De l'Épée informato dell' accaduto scrisse direttamente a Heinicke riferendogli di essere fiero della fedeltà dei suoi discepoli e del metodo segnico, poiché nell'applicarlo erano stati raggiunti molti successi e per testimonianza di questo erano state fatte dimostrazioni pubbliche.
Iniziò così una controversia che criticava i seguenti punti del metodo epeano:
La vista non poteva supplire l'udito;
Le idee astratte non potevano raggiungere il pensiero dei sordomuti neanche con il soccorso dei segni metodici perché, rifacendosi al pensiero kantiano che non c'è pensiero senza lingua parlata, si riteneva che le parole apprese per via della scrittura e dei segni erano dimenticate velocemente.
La lentezza del metodo segnico;
L'accusa a de l'Épée di prendere i meriti di inventore del metodo segnico, quando lo avevano già utilizzato Bonet e Amman.
Le critiche legittime, ma piene di arroganza, vennero discusse tramite un carteggio che fu inviato alle più importanti Società d'Europa, in modo che diventasse un dibattito aperto.
De l'Épée non prese proprio in considerazione la prima critica mossa dall'istitutore tedesco; alla seconda invece rispose in modo cartesiano secondo la teoria dell'equivalenza del suono e del segno nel loro rapporto con le idee che vengono espresse.
« N'est-ce pas la raison elle-même qui nous enseigne qu'il n'y a pas une liaison plus étroite entre les idées et l'écriture qui frappe nos yeux?»12
Per quanto riguarda la lentezza del suo metodo, il Maestro riteneva che anche quello di partire dall'articolazione della parola artificiale prima di passare alla spiegazione di questa e all'intelligenza delle cose, non era certo una strada breve.
Inoltre si oppone a Heinicke perché, nel pensiero di De l’Épée, l’articolazione artificiale del metodo di Heinicke non potrà mai far sentire i suoni ai suoi allievi e nemmeno pretendere poi di far eseguire le articolazioni più difficili. Dunque la domanda legittima di De l' Épée gira intorno al problema di come gli allievi potranno pensare attraverso queste parole articolate. All'ultima accusa (cioè al fatto di aver preso il meritori un metodo che non aveva inventato) rispose semplicemente che il suo metodo era frutto di studio di autori come Bonet, Amman, Wallis e che non si era mai ritenuto un inventore e tanto meno voleva i meriti di altri.
La disputa tra i due grandi personaggi venne esaminata dall'Accademia di Zurigo che asserì che secondo la teoria della sensibilizzazione dei sensi quando uno di questi cessa di funzionare gli altri si attivano per cercare di colmare il deficit e quindi in questo caso si ha uno sviluppo migliore della memoria visiva. Inoltre i segni vengono scelti in modo arbitrario e hanno la funzione che ha la parola per gli udenti.
Ciò legittimava la posizione del Maestro nei confronti delle critiche di Heinicke.
SICARD, CLERC E GALLAUDET: LA SVOLTA AMERICANA
Roch Amroise Sicard Lauren Clerc Thomas Hopkins Gallaudet
Come non poter accennare ai tre personaggi che dopo De l'Épée portarono avanti la sua opera trasferendo la metodologia epeana anche oltre oceano. Clerc Lauren nacque in un paese della campagna francese nel 1785 e divenne sordo in giovane età a causa di una caduta; poiché in campagna non vi era nessuno che potesse occuparsi della sua istruzione, quando ebbe dodici anni i genitori lo iscrissero all'Istituto Reale dei Giovani Sordi di Parigi fondato da De l'Épée. A quell'epoca l’Istituto era gestito da Roch Ambroise Sicard (1742-1822) successore del Maestro e membro della Societé des Observateurs de l'Homme. Sicard si accorse che Clerc era dotato di grande intelligenza infatti, nel 1806, divenne insegnante nell'istituto dove era cresciuto. Nel 1815 durante un viaggio a Londra insieme a Sicard per conoscere nuovi metodi di pedagogia dell'insegnamento, incontrarono un Pastore americano di nome Thomas Hopkins Gallaudet che era in Europa per trovare un metodo di istruzione per i bambini sordi. Gallaudet fu così invitato a soggiornare per un periodo di studio all'istituto parigino da Sicard. Clerc gli spiegò personalmente il metodo epeano con cui si educavano i bambini e Gallaudet ne rimase talmente affascinato che chiese a Clerc di seguirlo in America dove aveva intenzione di aprire una scuola speciale per sordi poiché non vi erano ancora questo tipo di strutture. Il giovane insegnante sordo accettò di seguirlo e durante il viaggio in nave imparò l'inglese mentre Gallaudet imparò a segnare. Nell' aprile del 1816 sbarcarono a New York e, qualche tempo dopo, nel Connecticut, a Hartford, fondarono la prima scuola per bambini sordi degli Stati Uniti. Come sappiamo la storia dei segni, fino ai giorni nostri, ebbe una buona evoluzione in America (Edward Miner Gallaudet, figlio del pastore americano fondò nel 1862 il famoso College di Washington ) in Europa invece per l'educazione dei sordi stava iniziando un periodo molto buio.
Roch Amroise Sicard Lauren Clerc Thomas Hopkins Gallaudet
Come non poter accennare ai tre personaggi che dopo De l'Épée portarono avanti la sua opera trasferendo la metodologia epeana anche oltre oceano. Clerc Lauren nacque in un paese della campagna francese nel 1785 e divenne sordo in giovane età a causa di una caduta; poiché in campagna non vi era nessuno che potesse occuparsi della sua istruzione, quando ebbe dodici anni i genitori lo iscrissero all'Istituto Reale dei Giovani Sordi di Parigi fondato da De l'Épée. A quell'epoca l’Istituto era gestito da Roch Ambroise Sicard (1742-1822) successore del Maestro e membro della Societé des Observateurs de l'Homme. Sicard si accorse che Clerc era dotato di grande intelligenza infatti, nel 1806, divenne insegnante nell'istituto dove era cresciuto. Nel 1815 durante un viaggio a Londra insieme a Sicard per conoscere nuovi metodi di pedagogia dell'insegnamento, incontrarono un Pastore americano di nome Thomas Hopkins Gallaudet che era in Europa per trovare un metodo di istruzione per i bambini sordi. Gallaudet fu così invitato a soggiornare per un periodo di studio all'istituto parigino da Sicard. Clerc gli spiegò personalmente il metodo epeano con cui si educavano i bambini e Gallaudet ne rimase talmente affascinato che chiese a Clerc di seguirlo in America dove aveva intenzione di aprire una scuola speciale per sordi poiché non vi erano ancora questo tipo di strutture. Il giovane insegnante sordo accettò di seguirlo e durante il viaggio in nave imparò l'inglese mentre Gallaudet imparò a segnare. Nell' aprile del 1816 sbarcarono a New York e, qualche tempo dopo, nel Connecticut, a Hartford, fondarono la prima scuola per bambini sordi degli Stati Uniti. Come sappiamo la storia dei segni, fino ai giorni nostri, ebbe una buona evoluzione in America (Edward Miner Gallaudet, figlio del pastore americano fondò nel 1862 il famoso College di Washington ) in Europa invece per l'educazione dei sordi stava iniziando un periodo molto buio.
CONGRESSO DI MILANO
Se in America l'evoluzione della metodologia epeana e l'offerta formativa risultò soddisfacente, in Europa l'insegnamento come il De l'Épée lo aveva fatto conoscere ai più autorevoli educatori venne messo al bando dal Congresso di Milano13 del 1880. I partecipanti decisero infatti di preferire la lingua parlata ai segni e ciò lo si denota anche dalla schiacciante presenza di una maggioranza di educatori, per l'esattezza 122 su 164, che erano di orientamento moralista: loro, udenti, decisero per i sordi. Solo l'intervento di Thomas Gallaudet fu favorevole alla lingua dei segni e al metodo misto, ribadendo sia la naturalezza di questa lingua che l'efficacia nell'istruzione; con lui si schierarono quei pochi sordi segnanti presenti al Congresso. «La parola è gelosa e vuole essere l'assoluta padrona del campo [...]»14 ecco una delle prime frasi di Giulio Tarra con la quale si aprì un'arringa che durò due sessioni. Fu una delle arringhe più lunghe e ferme tra gli interventi che si successero in quei giorni.
Ecco le risoluzioni salienti del Congresso:
«1. Il Congresso, considerando la non dubbia superiorità della parola sui gesti per restituire il sordomuto alla società e dargli una più perfetta conoscenza della lingua, dichiara che il metodo orale deve essere preferito a quello mimico per l’educazione e l’istruzione dei sordomuti.2. Il Congresso, considerando che l’uso simultaneo della parola e dei gesti mimici ha lo svantaggio di nuocere alla parola, alla lettura sopra la labbra ed alla precisione delle idee, dichiara che il metodo orale deve essere preferito.
3. Il Congresso, considerato che un gran numero di sordomuti non riceve il beneficio dell’istruzione, e che questo fatto proviene dall’impotenza delle famiglie e degli istituti, fa voti che i Governi prendano le necessarie disposizioni, affinché tutti i sordomuti possano essere istruiti.[...]»
La conseguenza di tutto questo fu che quasi tutti gli istituti aderirono alla decisione del Congresso e molti educatori sordi che vi lavoravano non trovarono più possibilità di rimanervi a meno che non insegnassero di nascosto come (di nascosto) i sordi segnassero tra di sé.
Questo non riuscì a far prevalere la parola a tutti i costi. Con il tempo alcuni istituti furono più “tolleranti” alla lingua dei segni e comunque la comunità sorda segnante portò ugualmente avanti la propria lingua e la propria cultura, indipendentemente dagli orientamenti degli istituti e dalle decisioni degli udenti.
Ecco le risoluzioni salienti del Congresso:
«1. Il Congresso, considerando la non dubbia superiorità della parola sui gesti per restituire il sordomuto alla società e dargli una più perfetta conoscenza della lingua, dichiara che il metodo orale deve essere preferito a quello mimico per l’educazione e l’istruzione dei sordomuti.2. Il Congresso, considerando che l’uso simultaneo della parola e dei gesti mimici ha lo svantaggio di nuocere alla parola, alla lettura sopra la labbra ed alla precisione delle idee, dichiara che il metodo orale deve essere preferito.
3. Il Congresso, considerato che un gran numero di sordomuti non riceve il beneficio dell’istruzione, e che questo fatto proviene dall’impotenza delle famiglie e degli istituti, fa voti che i Governi prendano le necessarie disposizioni, affinché tutti i sordomuti possano essere istruiti.[...]»
La conseguenza di tutto questo fu che quasi tutti gli istituti aderirono alla decisione del Congresso e molti educatori sordi che vi lavoravano non trovarono più possibilità di rimanervi a meno che non insegnassero di nascosto come (di nascosto) i sordi segnassero tra di sé.
Questo non riuscì a far prevalere la parola a tutti i costi. Con il tempo alcuni istituti furono più “tolleranti” alla lingua dei segni e comunque la comunità sorda segnante portò ugualmente avanti la propria lingua e la propria cultura, indipendentemente dagli orientamenti degli istituti e dalle decisioni degli udenti.
CONCLUSIONI
La vita di De l’Épèe è anche la storia che i sordi possiedono nel loro bagaglio culturale, l’inizio più o meno ufficiale di quel periodo di cambiamento sociale e educativo a cui l’Abate dette sicuramente un grande slancio. Egli fu uno dei primi a dare una descrizione sistematica della lingua dei segni, utilizzandola poi per l’insegnamento delle materie scolastiche. I sordi dell’Europa si trovarono a vivere un momento di fermento culturale dove anche a loro fu data l’opportunità per uscire dall’isolamento causato dal deficit uditivo, dalla povertà e della società del tempo.
L’ impronta educativa, il metodo del Maestro e gli studi di Sicard lasciarono aperto un dibattito che tutt’ora è attuale tra oralismo e lingua dei segni, due strade che si sono incontrate per poi dividersi e rincontrarsi nel bilinguismo.
Il Congresso di Milano segnò sicuramente un momento buio, soprattutto per l’Italia, dove la decisione di bandire i segni non fu solo una scelta educativa con pesanti conseguenze ad almeno una parte della sordità, ma venne celebrato come un accordo politico per il progresso, un favorevole legame franco-italiano, come venne riportato dalla stampa dell’epoca.
L’Abate fu il promotore di una scelta in favore dell’acculturazione dei sordi per i sordi, in cui Sicard e Thomas Gallaudet videro la possibilità di migliorare la metodologia e costruire un futuro con prospettive di integrazione e di istruzione per tutte le persone sorde, un esempio giunto fino ai nostri giorni.
L’ impronta educativa, il metodo del Maestro e gli studi di Sicard lasciarono aperto un dibattito che tutt’ora è attuale tra oralismo e lingua dei segni, due strade che si sono incontrate per poi dividersi e rincontrarsi nel bilinguismo.
Il Congresso di Milano segnò sicuramente un momento buio, soprattutto per l’Italia, dove la decisione di bandire i segni non fu solo una scelta educativa con pesanti conseguenze ad almeno una parte della sordità, ma venne celebrato come un accordo politico per il progresso, un favorevole legame franco-italiano, come venne riportato dalla stampa dell’epoca.
L’Abate fu il promotore di una scelta in favore dell’acculturazione dei sordi per i sordi, in cui Sicard e Thomas Gallaudet videro la possibilità di migliorare la metodologia e costruire un futuro con prospettive di integrazione e di istruzione per tutte le persone sorde, un esempio giunto fino ai nostri giorni.
APPENDICE
- LE INFORMAZIONI
La possibilità di accedere ad informazioni storiche sulla persona di grande rilievo tra i sordi come l'Abbé De l'Épée non è stata facile, a partire dalla reperibilità di testi antichi in lingua francese, editi tra la fine del '700 e la metà del '800, per avere testimonianza della sua vita e opere. Per ovviare all'impossibilità di reperire in cartaceo alcuni antichi volumi ho fatto uso della tecnologia e del web, infatti Grazie a Google Libri ho letto volumi in biblioteche o archivi lontani, che hanno aderito a questo programma per consultare libri in maniera semplice e economica dal proprio computer di casa. Questo programma è organizzato per dare alle persone l' opportunità di accedere e usare informazioni altrimenti disponibili solo per pochi ricercatori.
Oltre alla tecnologia, la consultazione dei testi è avvenuta all'interno della Biblioteca Nazionale di Firenze, nell'area “Manoscritti”.
La possibilità di accedere ad informazioni storiche sulla persona di grande rilievo tra i sordi come l'Abbé De l'Épée non è stata facile, a partire dalla reperibilità di testi antichi in lingua francese, editi tra la fine del '700 e la metà del '800, per avere testimonianza della sua vita e opere. Per ovviare all'impossibilità di reperire in cartaceo alcuni antichi volumi ho fatto uso della tecnologia e del web, infatti Grazie a Google Libri ho letto volumi in biblioteche o archivi lontani, che hanno aderito a questo programma per consultare libri in maniera semplice e economica dal proprio computer di casa. Questo programma è organizzato per dare alle persone l' opportunità di accedere e usare informazioni altrimenti disponibili solo per pochi ricercatori.
Oltre alla tecnologia, la consultazione dei testi è avvenuta all'interno della Biblioteca Nazionale di Firenze, nell'area “Manoscritti”.
INJS
- PRESENTAZIONE DELLA BIBLIOTECA (2005)
L’Abate dell'Epèe15 non ha mai vissuto qui. L’istituto è stato donato dal governo nel 1791, due anni dopo la sua morte. In Francia, im quei tempi l’obbligo scolastico non esisteva, esso risale solo ai primi del ’900. I sordi sono venuti qui con l’Abè Sicard. Attualmente l’istituto riceve 200 studenti, 40% scolarizzati in integrazione, sia individuale che collettiva.
La biblioteca possiede 17000 opere sulle tematiche inerenti ai sordi: l’educazione, la storia, la legislazione...L’accesso alla biblioteca è permesso a studenti, ricercatori e a interessati. Abbiamo anche un fondo italiano, che è importante perché tra la fine dell’800 e il primo 900 le scuole si scambiarono tantissimi testi ed infomazioni sui sulle scuole dei sordi e sui vari metodi educativi, ora questo scambio non esiste più. I libri italiani che possediamo in questa biblioteca sono stati scambiati con vari istituti o sono sono il frutto di donazioni. Un certo numero di opere è stato scritto da educatori di questo istituto senza essere mai pubblicati, quindi sono consultabili solo qui. L’Abè dell’ Epee aveva la sua scuola al quartiere del Moulin che dava il nome anche alla strada. Ora la strada del Moulin non esiste più, ma vi è un’altra strada dove vi sono affisse delle targhe in memoria dell’Abate. (E’ possibile arrivare lì con gli autobus 21-27-5 accanto ad una chiesa “S. Rocco” è possibile scorgere una lapide dell’Abate).
L’Abè dell’Epee è morto nel 1789 forse seppellito in una fossa comune.
Ha scitto un dizionario dei catechismi e “L’arte di istruire i sordomuti” (l’opera originale è qui).
L’enorme scala che porta alla biblioteca e segue nei poi nei piani successivi è particolarissima perché non possiede sostegni, si autosostiene grazie alla sua particolare struttura (, ce ne sono solo 3 in tutta Parigi).
L’ISTITUTO
Nell’istituto è presente un centro di documentazione, accessibile agli studenti della scuola : è una biblioteca scolastica.
Per il bicentenario della morte dell’Abate dell’Epee ( 10 anni fa ) abbiamo realizzato una videocassetta. Essa racconta la storia dell’istituto seguendo un dialogo immaginario tra uno dei primi studenti dell’epoca e uno studente attuale; ecco un dialogo qui riportato:
Studente dell’epoca (E); studente moderno (M);
M – Chi sei tu vestito stranamente…?
E- Mi chiamo John e sono uno dei primi allievi. Anhe tu vesti in modo strano...
M- E’ la moda del 1994
E- Ah, io sono entrato qui nel nel 1794…era la miseria, la mia famiglia era povera e l’insegnamento diventava un diritto per tutti i sordi. L’istituto si è ingrandito…un tempo c’era un albero enorme!
M- Era malato e l’abbiamo abbattuto.
E- Era stao piantato vesro il 1600, 45 metri di altezza, occorreva anche sei allievi che si davano la mano per fare il giro del tronco.
(John La Fontain scrisse sotto questo albero il suo libro “Il corvo e la volpe”)
Osserva le fotografie…ecco la prima scuola all’interno dell’appartamento di dell’Epee.
M – questa casa è stata demolita per costruire il viale dell’Operà.
Ora questa è la seconda scuola dei sordi. Nel 1790 la scuola è stata trasferita nel quartiere dei Celestini. Nel 1791 la scuola è diventata un istituto nazionale. Poi la scuola è stata trasferita nel Magrok. Il 5 aprile del 1794 gli studenti sono entrati in questa struttura e la scuola non ha mai smesso di trasformarsi. Ma ci sono stati molti problemi: nel 1880 c’è stato il congresso di Milano che vietava la lingua dei segni e costringeva i sordi all’oralismo. Venivano legate le mani dietro la schiena agli studenti per impedire di esprimersi a segni; ma gli studenti continuavano ad usare i segni di nascosto. Dopo 100 anni si è arrivati ad un insegnamento bilingue. Oggi viene comunemente usata la LSF.
Anche prima c’erano dei laboatori ma erano molti diversi: stamperia, tipografia…
Gli edifici di oggi sono molto moderni e funzionali. Ci sono laboratori funzionalissimi, sale di disegno, attrezzi sportivi, etc.
Tempo fa qui sono state condotte delle ricerche archeologiche ed è stato trovato un forno ceramico del periodo gallo-romano del sedicesimo secolo. Il nome della piazza “Frannjois Truffeur” è un omaggio al famoso regista sordo che realizzò il film “Il bambino selvaggio”.
Gli edifici esterni, oltre alla scuola, sono adibiti ad altri servizi: psicologico, medico, audiologico, logopedico, psicomotricista etc.
C’è inoltre un servizio sociale a disposizione degli allievi e dei genitori;
Un servizio di monitoraggio che aiuta gli allievi a trovare lavoro agevolandoli nell’inserimento lavorativo;
Un centro di promozione socialedegli adulti sordi. Questo centro è associato ad altri, anche col Greta, e si impegna a formare gli adulti sordi. Oltretutto mette loro a disposizione gli interpreti.
Il laboratorio informatico effettua ricerche sulla sordità e adatta i programmi ai sordi;
Un centro per la sottotitolazionr;
Un centro di documentazione e informazione. (E’ anche impegnato nell’organizzazione di mostre e conferenze tematiche sulla sordità);
Un centro socio-educativo: organizza soggiorni e tante altre attività.
Questo è un istituto pubblico
C’è la possibilità di studiare qui o di integrarsi neklle scuole con gli udenti ma seguiti comunque da insegannti specializzati.
In questo centro vengono utilizzate tutte le forme di comunicazione per agevolare l’apprendimento.
L’istituto accoglie varie scuole di vari livelli: dalla scuola materna alle scuole superiori, per quanto riguarda le scuole superiori ci riferiamo agli istituti tecnici professionali. In pratica, dopo la scuola media è possibile fare tre anni di scuola professionale, poi aggiungendo altri tre anni si raggiunge la maturità. Dopo il diploma c’è un servizio che aiuta a trovare lavoro.
VISITA AI LABORATORI ( 3 ANNI )
TIPOGRAFIA
L’obiettivo è imparare a stampare. Vi è uno spazio di lavoro sul pc.
E’ un lavoro di sovrapposizione di stampe unicolore che alla fine vanno ad unirsi costituendo la fotografia. Ma prima di stampare il lavoro è lungo e viene svolto in un’altra stanza del laboratorio.
FALEGNAMERIA
Per quanto concerne la sicurezza esistono norme europee che devono essere rispettate. In questo laboratorio c’è il dispositivo di allarme luminoso ma le aziende non ne sono fornite. Esse considerano il posto di lavoro non a rischio per il sordo, considerando che ha imparato a contenere il rischio in una scuola adeguata anche a questo tipo di preparazione. L’istituto nazionale APAV si occupa della regolazione dei macchinari per la sicurezza dei lavoratori
Un addetto APAV si reca in questo istituto e verifica la sicurezza delle macchine.
IDRAULICA
Qui si lavora il tubo d’acciaio nero ed anche la plastica.
Il tubo su cui si impara a lavorare è quello impiegato per il riscaldamento. Il primo anno si lavora con i tubi di rame, il secondo anno si inizia a svolgere il lavoro reale per realizzare sanitari.
Nel 1979 è stato organizzato un concorso per il premio per il miglior operaio di Francia ed è stato vinto da un ex allievo che ha realizzato una fontana utilizzando piombo, rame e acciaio.
SARTORIA
Nei primi tre anni si lavora sulla sartoria per le donne. La prova finale consiste nella realizzazione di una giacca. Gli allievi devono creare autonomamente i modelli: dalla forma al materiale impiegato, dal progetto alla realizzazione.
Con un anno supplementare è possibile ampliare la formazione ed imparare le diverse tecniche per i vestiti da uomo.
Con un ulteriore anno si completa la formazione imparando tutte le tecniche per il confezionamento per tutti i tipi di vestiti, in particolare per gli abiti da sera.
I laboratori sono molto attrezzati e si lavora con stoffe di ottima qualità, le stesse che vengono utilizzate nel teatro Operà.
Questa sartoria è in collaborazione con grandi case della moda che prendono gli allievi di questo corso in tirocinio.
Al termine del quinto anno è possibile specializzarsi in alta moda.
Ogni anno, qui, vengono preparati dei vestiti per le sfilate. A questa sfilata partecipano varie sezioni dell’istituto, tra cui anche i parrucchieri.
PARRUCCHIERE
Questa è l’ultima specializzazione creata nell’istituto. E’ la nuova sezione delle formazioni professionali. E’ una scuola privata che lavora in partnenariato con l’istituto.
Sono due i docenti di questo laboratorio.
Tutti gli studenti durante il corso fanno tirocinio in un’impresa. In totale la scuola privata di sartoria ha quasi 200 allievi udenti. Dalla richiesta di alcuni genitori abbiamo avuto l’idea di creare un progetto di partnenariato tra questa scuola e l’istituto. E’ l’unica in Francia; ogni anno ci sono 16 studenti che seguono questa formazione.Il gestore della scuola privata ha imparato la LSF per comprendere il tipo di difficoltà che avrebbero incontrato gli allievi sordi nel fututo lavoro nella comunicazion, ma , la difficoltà riscxontrata è minima.
L’obiettivo principale e convincere le imprese che è possibile lavorare insieme.
Da quando esiste questo laboratorio già 10 allievi sono stati inseriti; alcuni hanno frequentato i due anni supplementari per avere un altro diplome e poter aprire loro stessi un’ aziaenda.
Spesso ci sono degli scambi in cui alunni udenti della scuola privata vengono a studiare in questo istituto e alunni sordi qui vanno a studiare nella scuola privata assieme agli udenti. Una prova a dimostrare la validità di questo scambio è un nostro studente udente, terminato il corso ha preso in tirocinio 4 allievi sordi nella sua impresa e poi hanno avuto un regolare contratto di lavoro.
Un altro abbiettivo è aprire un esercizio di parrucchiere per sordi (tipo cafè signes) e attualmente si conta per questo progetto su 5 allievi che stanno svolgendo l’esame quest’anno.
Inora ogni impresa che ha preso con sé un allievo dell’istituto si è trovata benissimo e questo ha permesso di aprire la mente di tutti. In questo laboratorio spesso vengono amici, colleghi e parenti a farsi tagliare i capelli.
SCAMBIO SULLE PRASSI PROFESSIONALI
IL PRESIDENTE E DEL MEDICO INJS PRESENTANO L’ISTITUTO:
Questo è un istituto pubblico di insegnamento specializzato con scopo medico-sociale. Il ministero della pubblica istruzione finanzia l’istituto per quel che concerne l’insegnamento; l’asl finanzia la parte medico-sociale.
Qui lavorano 230 persone: professori, psicologi,ortofonisti, assistenti sociali, educatori, informatici, amministratori, personale tecnico e funzionari.
Questo istituto si occupa di due modalità di formazione:
L’integrazione scolastica nelle classi di udenti, dalla scuola materna alla maturità;
Frequenza di classi di sordi all’interno dell’istituto dal primo anno della scuola media fino alla maturità.
Come in altri paesi, l’inserimento scolastico acquista sempre maggior importanza ed attenzione. Il 38% degli allievi è integrato a scuola ( vi è un 10% di aumento in questi ultimi anni), da questo si è sviluppato un nuovo progetto:
Intensificare sempre di più l’apprendimento del francese scritto;
Sviluppare strumenti pedagogici adatti agli allievi sordi;
Le maggiori difficoltà riguardano l’apprendimento del francese, sia scritto che orale. Le competenze del francese vengono rinforzate con il supporto della LSF.La LEGGE dell’11 febraio 2005 ci offre uno strumento fondamentale: il riconoscimento della LSF come vera lingua a tutti gli effetti. Prima la grossa difficoltà era avere un inquadramento preciso dell’insegnamento della LSF, orainvece è possibile lavorare con procedimenti precisi. DA settembre 2005 è possibile riferirsi ad un quadro preciso, uguale per ogni allievo. Questo è assai utile per conoscere i livelli raggiunti e permette inoltreagli studenti di presentare la LSF come materia all’esame.Questa legge corrisponde alla filosofia della pedagogia dell’istituto. Esaa non avrà applicazione immediata ma vi è la coscienza di poter seguire un percorso parallelo agli udenti ma in LSF. Nel settore socio-educativo le proposte sono individualizzate. Sono diverse le difficoltà che riscontrano i giovani: sociale, familiare, psicologica..Da anni in questo istituto si lavora con un’equipè pluridisciplinare, composta da vari professionisti e vengono intessute relazioni all’esterno con altre figure professionali perché sono fondamentali gli scambi. E’ un altro obiettivo quello di rinforzare la rete di partnenariato.
A livello dei metodi di lavoro si sta creando un polo di ricerca per definire gli strumenti pedagogici più idonei per i sordi. La creazione di questo polo di ricerca che sarà aperto in questa sede e sarà a livello nazionale, ci consentirà di collaborare con altri esperti di altri centri che lavoreranno in rete con questo istituto. Le problematiche e le utenze sono le stesse di altri paesi e tutti gli norganismi che se ne occupano perseguono i medesimi obiettivi. Il pensiero maturato è che cercando le risorse per creare il polo di ricerca e ponendo le giuste domende sarà possibile rispondere concretamente ai veri bisogni. Questa posizione si sta adattando ad una situazione che si sta evolvendo.
Con la legge dell’11 febraio 2005 l’educazione è passata sotto la tutela del ministero della pubblica istruzione. La casa provinciale dell’handicap sarà in grado di accogliere ogni persona e questo sarà un punto di riferimento per le famiglie che prima erano loro stesse a contattare la struttura e a proporre un dossier per l’allievo. Ora ci si attiva per nuovi mezzi. Dal 1981 esiste un nuovo servizio che si propone come centro di promozione sociale per adulti sordi (orientamento, consulenza…). E’ un servizio completo dall’infanzia all’età adulta.
Medico injs: “Io accolgo le persone sorde in LSF da più di vent’anni. Lavoro part-time all’ospedale “Salpètrière”. Questo è un istituto educativo ma all’interno ci sono ragazzi che vivono qui, quindi è necessario anche l’aspetto medico. C’è un lavoro di collegamento con le famiglie: si tratta della prevenzione di comportamenti a rischio. Parte dell’attenzione preventiva è dedicata alla droga, non solo droghe pesanti ma anche il fumo e l’alcool. È un grosso lavoro di collaborazione con educatori ed insegnanti. Il mio lavoro è lo stesso di quello svolto con le persone udenti. Abbiamo l’obbligo di rispettare il segreto professionale. Ma esiste anche il segreto condiviso (tra esperti) che ci consente di scambiarci informazioni e di rinforzare il nostro intervento. Nell’interesse del ragazzo può succedere di condividere i suoi problemi con altri specialisti e con la sua autorizzazione pssiamo condividerli anche con la sua famiglia.”
Responsabile informatico: “Io mi occupo di rinorzare la rete informatica. Curo la parte dell’informatica che riguarda l’amministrazione per la gestione della scuola e mi dell’insegnamento delll’informatica a scuola. Mi occupo dell’accesso multimediale per i ragazzi sordi. La sezione informatica si occupa di filmare scene utili per migliorare le tecniche pedagogiche.
Svolgiamo attività di ricerca sulla LSF e sui video da inserire su internet. Abbiamo un laboratorio video per i ragazzi che imparano a produrre un prodotto video-informatico. Faccio inoltre parte di un’associazione per la deficit uditivo “UNISDA”: essa è una federazione di sordastri e famiglie che lavorano in collaborazione con i servizi pubblici per difendere i diritti dei sordi.”
Insegnante: “Io sono sordo ed insegno contabilità. Preparo anche il certificato dopo i tre anni di corso. Insegno anche la LSF ai bambini della scuola elementare integrati in due scuole diverse. Ci sono tanti bambini impiantati che utilizzano il “cuud-speech”. L’obiettivo, quando il bambino ha scelto la via oralista, è che ci sia una base di LSF per potergli permettere di comunicare con gli altri bambini sordi. Non è facile come percorso alternato. Ci sono degli interventi nella scuola media verso i ragazzi con problemi linguistici che si esprimono oralmente o in LSF. Essi hanno un problema di struttura linguistica.”
Insegnante: “Io sono sordo e sono un docente di LSF. Lavoro alla scuola media, in una filiale bilingue di economia sociale. Svolgo anche interventi nella formazione professionale: insegno la LSF a futuri formatori sordi.”
Promotore sociale: “Io sono sordo, lavoro con gli adulti. Questo è un grande istituto in cui mi occupo della promozione sociale degli adulti sordi. Il mio ruolo è d’informare i giovani che escono da questo istituto per aiutarli nell’inserimento professionale. Abbiamo anche un servizio d’interpretariato ed io, in particolare, mi occupo dell’accoglienza sociale esterna come servizio di supporto per le pratiche, la traduzione di lettere per persone che non riescono a leggere bene e comprendere ciò che è scritto. L’interprete può quindi essere utile nella traduzione delle lettere. Esistono quattro settori nell’accoglienza: formazione francese e LSF-informatica-interpretariato e informazione. Il servizio esiste da 24 anni, dal 1981.”
Psicologa: “ io sono una sorda ma preferisco parlare. Lavoro come psicologa nel servizio medico psicologico in un’equipè pluridisciplinare composta da 5 psicologi a tempo parziale, da un consulente sordo. Lavoro con ragazzi dell’istituto professionale e al Serac mi occupo dell’inseimento professionale dei sordi, il mio è un intervento individualizzato personalizzato. Intervengo anche nelle imprese per parlare di sordità e per agevolare i sordi nel lavoro.”
Insegnante: “Io sono sordo e sono un insegnante. Lavoro all’esterno dell’istituto in due scuole pubbliche con ragazzi sordi integrati individualmente dove svolgo assostenza e sostegno. Effettuo anche un altro tipo d’intervento su un gruppo di sordi inserito in una scuola per udenti. Lavoro in due tipi di pubblico differente in un liceo dove seguo sia ragazzi sordi oralisti che ragazzi sordi che hanno scelto un percorso bilingue. Insegno loro filosofia.”
Altri esperti presenti:
“Io sono responsabile del centro di documentazione e informazione per studenti e isegnanti.”
“ Io lavoro al servizio di monitoraggio e mi occupo: dell'attuazione del tirocinio e dell'inserimento professionale dei ragazzi che escono dalla nostra scuola.”
“Io lavoro nel centro di documentazione e informazione e mi sono un'educatrice specializzata.”
“Io sono un'educatrice specializzata che lavora nel colleggio della scuola media.”
“Io sono un assistente sociale e lavoro qui da 4 mesi. Lavoro in equipè con uno psicologo, con gli insegnanti, gli educatori e lavoro direttamente anche col bambino e la famiglia. Esiste una rete esterna di patnenariato con la quale collaboriamo. Non mi occupo di segni.”
Vi è in Francia la Legge 68 del 1999 che ha l'obiettivo di verificare le competenze del sordo per poterlo inserire nel posto di lavoro dopo il conseguimento del diploma.
Precedentemente c'era la Legge 482/68 che garantiva ai portatori di handicap una tipologia di lavoro differenziata secondo le proprie potenzialità. Questa Legge è stata poi trasformata nella legge attuale 68 del 1999. Essa però raggruppa ogni tipo di handicap senza distinzione e questo svantaggia i sordi nelle graduatorie perché avendo specifiche difficoltà nella comunicazione parlata e scritta, nei test si classificano sempre ultimi in graduatoria.
In Italia per ottenere l'indennità di comunicazione è necessario presentare il certificato audiometrico. Essa è di 200 euro mensili. Per chi ha un basso reddito è possibile percepire 440 euro in più mensili. In Francia l'indennità di comunicazione copre solo il periodo scolastico fino al conseguimento della maturità.
In Francia per chi segue il percorso bilingue è rara l'integrazione individuale, mentre è più comune per gli oralisti. Per l'inserimento in una classe di sordi in una scuola di udenti non è obbligatorio l'insegnamento della LSF. Attualmente, l'80% dei bambini sordi che frequentano la scuola materna sono impiantati e questo comporta un aumento nella scelta del percorso oralista. Le istituzioni insistono perché ci siano laboratori di LSF per agevolare la comunicazione e l'apprendimento. Per gli allievi di questo istituto inseriti in un'altra scuola io svolgo il ruolo di “ripetitore”. Noi siamo responsabili della trasmissione dei contenuti in LSF e quando ci sono solo due sordi in una classe di udenti non è possibile svolgere questo agevolmente.
Esiste un paradosso: negli anni '80 i sordi hanno duramente lottato per inserire nelle scuole la LSF e lottato tanto con le associazioni per far accettare all'intera società la LSF ed ora sembra si torni indietro. Tutte queste azioni degli anni '80 hanno fatto si che lo stato riconoscesse e accettasse la LSF, eppure ora si sta tornando verso l'integrazione scolastica individuale. L'integrazione di gruppi classe di sordi in scuole di udenti è nato come compromesso tra gli istituti è l'inserimento individuale. Attualmente il ministero della pubblica istruzione è interessato a sciogliere i gruppi classe perché sono più costosi. Si lotta per mantenere almeno l'inserimento di due sordi in una classe di udenti per evitare l'isolamento.
Per l'insegnamento individuale in Francia è prevista la scelta di due percorsi differenti :
a) Percorso bilingue: viene inviato un insegnate di sostegno specializzatp in LSF che copre quasi tutto l'orario scolastico;
b) Percorso oralista: è compreso l'utilizzo del cud-speech
Viene garantito il sostegno scolastico anche nel pomeriggio e viene svolto a scuola.
A chi è inserito individualmente viene comunque garantito: il sostegno e il logopedista. Spesso il bambino è impegnato dalle 8.00 del mattino alle 17.00.
Per poter lavorare negli istituti per i sordi è necessario fare un concorso. Per poter insegnare la LSF i sordi devono svolgere due anni di formazione universitaria. Per diventare educatore, sia per gli udenti che peri sordi, è necessario svolgere tre anni in una scuola specializzata.
- PRESENTAZIONE DELLA BIBLIOTECA (2005)
L’Abate dell'Epèe15 non ha mai vissuto qui. L’istituto è stato donato dal governo nel 1791, due anni dopo la sua morte. In Francia, im quei tempi l’obbligo scolastico non esisteva, esso risale solo ai primi del ’900. I sordi sono venuti qui con l’Abè Sicard. Attualmente l’istituto riceve 200 studenti, 40% scolarizzati in integrazione, sia individuale che collettiva.
La biblioteca possiede 17000 opere sulle tematiche inerenti ai sordi: l’educazione, la storia, la legislazione...L’accesso alla biblioteca è permesso a studenti, ricercatori e a interessati. Abbiamo anche un fondo italiano, che è importante perché tra la fine dell’800 e il primo 900 le scuole si scambiarono tantissimi testi ed infomazioni sui sulle scuole dei sordi e sui vari metodi educativi, ora questo scambio non esiste più. I libri italiani che possediamo in questa biblioteca sono stati scambiati con vari istituti o sono sono il frutto di donazioni. Un certo numero di opere è stato scritto da educatori di questo istituto senza essere mai pubblicati, quindi sono consultabili solo qui. L’Abè dell’ Epee aveva la sua scuola al quartiere del Moulin che dava il nome anche alla strada. Ora la strada del Moulin non esiste più, ma vi è un’altra strada dove vi sono affisse delle targhe in memoria dell’Abate. (E’ possibile arrivare lì con gli autobus 21-27-5 accanto ad una chiesa “S. Rocco” è possibile scorgere una lapide dell’Abate).
L’Abè dell’Epee è morto nel 1789 forse seppellito in una fossa comune.
Ha scitto un dizionario dei catechismi e “L’arte di istruire i sordomuti” (l’opera originale è qui).
L’enorme scala che porta alla biblioteca e segue nei poi nei piani successivi è particolarissima perché non possiede sostegni, si autosostiene grazie alla sua particolare struttura (, ce ne sono solo 3 in tutta Parigi).
L’ISTITUTO
Nell’istituto è presente un centro di documentazione, accessibile agli studenti della scuola : è una biblioteca scolastica.
Per il bicentenario della morte dell’Abate dell’Epee ( 10 anni fa ) abbiamo realizzato una videocassetta. Essa racconta la storia dell’istituto seguendo un dialogo immaginario tra uno dei primi studenti dell’epoca e uno studente attuale; ecco un dialogo qui riportato:
Studente dell’epoca (E); studente moderno (M);
M – Chi sei tu vestito stranamente…?
E- Mi chiamo John e sono uno dei primi allievi. Anhe tu vesti in modo strano...
M- E’ la moda del 1994
E- Ah, io sono entrato qui nel nel 1794…era la miseria, la mia famiglia era povera e l’insegnamento diventava un diritto per tutti i sordi. L’istituto si è ingrandito…un tempo c’era un albero enorme!
M- Era malato e l’abbiamo abbattuto.
E- Era stao piantato vesro il 1600, 45 metri di altezza, occorreva anche sei allievi che si davano la mano per fare il giro del tronco.
(John La Fontain scrisse sotto questo albero il suo libro “Il corvo e la volpe”)
Osserva le fotografie…ecco la prima scuola all’interno dell’appartamento di dell’Epee.
M – questa casa è stata demolita per costruire il viale dell’Operà.
Ora questa è la seconda scuola dei sordi. Nel 1790 la scuola è stata trasferita nel quartiere dei Celestini. Nel 1791 la scuola è diventata un istituto nazionale. Poi la scuola è stata trasferita nel Magrok. Il 5 aprile del 1794 gli studenti sono entrati in questa struttura e la scuola non ha mai smesso di trasformarsi. Ma ci sono stati molti problemi: nel 1880 c’è stato il congresso di Milano che vietava la lingua dei segni e costringeva i sordi all’oralismo. Venivano legate le mani dietro la schiena agli studenti per impedire di esprimersi a segni; ma gli studenti continuavano ad usare i segni di nascosto. Dopo 100 anni si è arrivati ad un insegnamento bilingue. Oggi viene comunemente usata la LSF.
Anche prima c’erano dei laboatori ma erano molti diversi: stamperia, tipografia…
Gli edifici di oggi sono molto moderni e funzionali. Ci sono laboratori funzionalissimi, sale di disegno, attrezzi sportivi, etc.
Tempo fa qui sono state condotte delle ricerche archeologiche ed è stato trovato un forno ceramico del periodo gallo-romano del sedicesimo secolo. Il nome della piazza “Frannjois Truffeur” è un omaggio al famoso regista sordo che realizzò il film “Il bambino selvaggio”.
Gli edifici esterni, oltre alla scuola, sono adibiti ad altri servizi: psicologico, medico, audiologico, logopedico, psicomotricista etc.
C’è inoltre un servizio sociale a disposizione degli allievi e dei genitori;
Un servizio di monitoraggio che aiuta gli allievi a trovare lavoro agevolandoli nell’inserimento lavorativo;
Un centro di promozione socialedegli adulti sordi. Questo centro è associato ad altri, anche col Greta, e si impegna a formare gli adulti sordi. Oltretutto mette loro a disposizione gli interpreti.
Il laboratorio informatico effettua ricerche sulla sordità e adatta i programmi ai sordi;
Un centro per la sottotitolazionr;
Un centro di documentazione e informazione. (E’ anche impegnato nell’organizzazione di mostre e conferenze tematiche sulla sordità);
Un centro socio-educativo: organizza soggiorni e tante altre attività.
Questo è un istituto pubblico
C’è la possibilità di studiare qui o di integrarsi neklle scuole con gli udenti ma seguiti comunque da insegannti specializzati.
In questo centro vengono utilizzate tutte le forme di comunicazione per agevolare l’apprendimento.
L’istituto accoglie varie scuole di vari livelli: dalla scuola materna alle scuole superiori, per quanto riguarda le scuole superiori ci riferiamo agli istituti tecnici professionali. In pratica, dopo la scuola media è possibile fare tre anni di scuola professionale, poi aggiungendo altri tre anni si raggiunge la maturità. Dopo il diploma c’è un servizio che aiuta a trovare lavoro.
VISITA AI LABORATORI ( 3 ANNI )
TIPOGRAFIA
L’obiettivo è imparare a stampare. Vi è uno spazio di lavoro sul pc.
E’ un lavoro di sovrapposizione di stampe unicolore che alla fine vanno ad unirsi costituendo la fotografia. Ma prima di stampare il lavoro è lungo e viene svolto in un’altra stanza del laboratorio.
FALEGNAMERIA
Per quanto concerne la sicurezza esistono norme europee che devono essere rispettate. In questo laboratorio c’è il dispositivo di allarme luminoso ma le aziende non ne sono fornite. Esse considerano il posto di lavoro non a rischio per il sordo, considerando che ha imparato a contenere il rischio in una scuola adeguata anche a questo tipo di preparazione. L’istituto nazionale APAV si occupa della regolazione dei macchinari per la sicurezza dei lavoratori
Un addetto APAV si reca in questo istituto e verifica la sicurezza delle macchine.
IDRAULICA
Qui si lavora il tubo d’acciaio nero ed anche la plastica.
Il tubo su cui si impara a lavorare è quello impiegato per il riscaldamento. Il primo anno si lavora con i tubi di rame, il secondo anno si inizia a svolgere il lavoro reale per realizzare sanitari.
Nel 1979 è stato organizzato un concorso per il premio per il miglior operaio di Francia ed è stato vinto da un ex allievo che ha realizzato una fontana utilizzando piombo, rame e acciaio.
SARTORIA
Nei primi tre anni si lavora sulla sartoria per le donne. La prova finale consiste nella realizzazione di una giacca. Gli allievi devono creare autonomamente i modelli: dalla forma al materiale impiegato, dal progetto alla realizzazione.
Con un anno supplementare è possibile ampliare la formazione ed imparare le diverse tecniche per i vestiti da uomo.
Con un ulteriore anno si completa la formazione imparando tutte le tecniche per il confezionamento per tutti i tipi di vestiti, in particolare per gli abiti da sera.
I laboratori sono molto attrezzati e si lavora con stoffe di ottima qualità, le stesse che vengono utilizzate nel teatro Operà.
Questa sartoria è in collaborazione con grandi case della moda che prendono gli allievi di questo corso in tirocinio.
Al termine del quinto anno è possibile specializzarsi in alta moda.
Ogni anno, qui, vengono preparati dei vestiti per le sfilate. A questa sfilata partecipano varie sezioni dell’istituto, tra cui anche i parrucchieri.
PARRUCCHIERE
Questa è l’ultima specializzazione creata nell’istituto. E’ la nuova sezione delle formazioni professionali. E’ una scuola privata che lavora in partnenariato con l’istituto.
Sono due i docenti di questo laboratorio.
Tutti gli studenti durante il corso fanno tirocinio in un’impresa. In totale la scuola privata di sartoria ha quasi 200 allievi udenti. Dalla richiesta di alcuni genitori abbiamo avuto l’idea di creare un progetto di partnenariato tra questa scuola e l’istituto. E’ l’unica in Francia; ogni anno ci sono 16 studenti che seguono questa formazione.Il gestore della scuola privata ha imparato la LSF per comprendere il tipo di difficoltà che avrebbero incontrato gli allievi sordi nel fututo lavoro nella comunicazion, ma , la difficoltà riscxontrata è minima.
L’obiettivo principale e convincere le imprese che è possibile lavorare insieme.
Da quando esiste questo laboratorio già 10 allievi sono stati inseriti; alcuni hanno frequentato i due anni supplementari per avere un altro diplome e poter aprire loro stessi un’ aziaenda.
Spesso ci sono degli scambi in cui alunni udenti della scuola privata vengono a studiare in questo istituto e alunni sordi qui vanno a studiare nella scuola privata assieme agli udenti. Una prova a dimostrare la validità di questo scambio è un nostro studente udente, terminato il corso ha preso in tirocinio 4 allievi sordi nella sua impresa e poi hanno avuto un regolare contratto di lavoro.
Un altro abbiettivo è aprire un esercizio di parrucchiere per sordi (tipo cafè signes) e attualmente si conta per questo progetto su 5 allievi che stanno svolgendo l’esame quest’anno.
Inora ogni impresa che ha preso con sé un allievo dell’istituto si è trovata benissimo e questo ha permesso di aprire la mente di tutti. In questo laboratorio spesso vengono amici, colleghi e parenti a farsi tagliare i capelli.
SCAMBIO SULLE PRASSI PROFESSIONALI
IL PRESIDENTE E DEL MEDICO INJS PRESENTANO L’ISTITUTO:
Questo è un istituto pubblico di insegnamento specializzato con scopo medico-sociale. Il ministero della pubblica istruzione finanzia l’istituto per quel che concerne l’insegnamento; l’asl finanzia la parte medico-sociale.
Qui lavorano 230 persone: professori, psicologi,ortofonisti, assistenti sociali, educatori, informatici, amministratori, personale tecnico e funzionari.
Questo istituto si occupa di due modalità di formazione:
L’integrazione scolastica nelle classi di udenti, dalla scuola materna alla maturità;
Frequenza di classi di sordi all’interno dell’istituto dal primo anno della scuola media fino alla maturità.
Come in altri paesi, l’inserimento scolastico acquista sempre maggior importanza ed attenzione. Il 38% degli allievi è integrato a scuola ( vi è un 10% di aumento in questi ultimi anni), da questo si è sviluppato un nuovo progetto:
Intensificare sempre di più l’apprendimento del francese scritto;
Sviluppare strumenti pedagogici adatti agli allievi sordi;
Le maggiori difficoltà riguardano l’apprendimento del francese, sia scritto che orale. Le competenze del francese vengono rinforzate con il supporto della LSF.La LEGGE dell’11 febraio 2005 ci offre uno strumento fondamentale: il riconoscimento della LSF come vera lingua a tutti gli effetti. Prima la grossa difficoltà era avere un inquadramento preciso dell’insegnamento della LSF, orainvece è possibile lavorare con procedimenti precisi. DA settembre 2005 è possibile riferirsi ad un quadro preciso, uguale per ogni allievo. Questo è assai utile per conoscere i livelli raggiunti e permette inoltreagli studenti di presentare la LSF come materia all’esame.Questa legge corrisponde alla filosofia della pedagogia dell’istituto. Esaa non avrà applicazione immediata ma vi è la coscienza di poter seguire un percorso parallelo agli udenti ma in LSF. Nel settore socio-educativo le proposte sono individualizzate. Sono diverse le difficoltà che riscontrano i giovani: sociale, familiare, psicologica..Da anni in questo istituto si lavora con un’equipè pluridisciplinare, composta da vari professionisti e vengono intessute relazioni all’esterno con altre figure professionali perché sono fondamentali gli scambi. E’ un altro obiettivo quello di rinforzare la rete di partnenariato.
A livello dei metodi di lavoro si sta creando un polo di ricerca per definire gli strumenti pedagogici più idonei per i sordi. La creazione di questo polo di ricerca che sarà aperto in questa sede e sarà a livello nazionale, ci consentirà di collaborare con altri esperti di altri centri che lavoreranno in rete con questo istituto. Le problematiche e le utenze sono le stesse di altri paesi e tutti gli norganismi che se ne occupano perseguono i medesimi obiettivi. Il pensiero maturato è che cercando le risorse per creare il polo di ricerca e ponendo le giuste domende sarà possibile rispondere concretamente ai veri bisogni. Questa posizione si sta adattando ad una situazione che si sta evolvendo.
Con la legge dell’11 febraio 2005 l’educazione è passata sotto la tutela del ministero della pubblica istruzione. La casa provinciale dell’handicap sarà in grado di accogliere ogni persona e questo sarà un punto di riferimento per le famiglie che prima erano loro stesse a contattare la struttura e a proporre un dossier per l’allievo. Ora ci si attiva per nuovi mezzi. Dal 1981 esiste un nuovo servizio che si propone come centro di promozione sociale per adulti sordi (orientamento, consulenza…). E’ un servizio completo dall’infanzia all’età adulta.
Medico injs: “Io accolgo le persone sorde in LSF da più di vent’anni. Lavoro part-time all’ospedale “Salpètrière”. Questo è un istituto educativo ma all’interno ci sono ragazzi che vivono qui, quindi è necessario anche l’aspetto medico. C’è un lavoro di collegamento con le famiglie: si tratta della prevenzione di comportamenti a rischio. Parte dell’attenzione preventiva è dedicata alla droga, non solo droghe pesanti ma anche il fumo e l’alcool. È un grosso lavoro di collaborazione con educatori ed insegnanti. Il mio lavoro è lo stesso di quello svolto con le persone udenti. Abbiamo l’obbligo di rispettare il segreto professionale. Ma esiste anche il segreto condiviso (tra esperti) che ci consente di scambiarci informazioni e di rinforzare il nostro intervento. Nell’interesse del ragazzo può succedere di condividere i suoi problemi con altri specialisti e con la sua autorizzazione pssiamo condividerli anche con la sua famiglia.”
Responsabile informatico: “Io mi occupo di rinorzare la rete informatica. Curo la parte dell’informatica che riguarda l’amministrazione per la gestione della scuola e mi dell’insegnamento delll’informatica a scuola. Mi occupo dell’accesso multimediale per i ragazzi sordi. La sezione informatica si occupa di filmare scene utili per migliorare le tecniche pedagogiche.
Svolgiamo attività di ricerca sulla LSF e sui video da inserire su internet. Abbiamo un laboratorio video per i ragazzi che imparano a produrre un prodotto video-informatico. Faccio inoltre parte di un’associazione per la deficit uditivo “UNISDA”: essa è una federazione di sordastri e famiglie che lavorano in collaborazione con i servizi pubblici per difendere i diritti dei sordi.”
Insegnante: “Io sono sordo ed insegno contabilità. Preparo anche il certificato dopo i tre anni di corso. Insegno anche la LSF ai bambini della scuola elementare integrati in due scuole diverse. Ci sono tanti bambini impiantati che utilizzano il “cuud-speech”. L’obiettivo, quando il bambino ha scelto la via oralista, è che ci sia una base di LSF per potergli permettere di comunicare con gli altri bambini sordi. Non è facile come percorso alternato. Ci sono degli interventi nella scuola media verso i ragazzi con problemi linguistici che si esprimono oralmente o in LSF. Essi hanno un problema di struttura linguistica.”
Insegnante: “Io sono sordo e sono un docente di LSF. Lavoro alla scuola media, in una filiale bilingue di economia sociale. Svolgo anche interventi nella formazione professionale: insegno la LSF a futuri formatori sordi.”
Promotore sociale: “Io sono sordo, lavoro con gli adulti. Questo è un grande istituto in cui mi occupo della promozione sociale degli adulti sordi. Il mio ruolo è d’informare i giovani che escono da questo istituto per aiutarli nell’inserimento professionale. Abbiamo anche un servizio d’interpretariato ed io, in particolare, mi occupo dell’accoglienza sociale esterna come servizio di supporto per le pratiche, la traduzione di lettere per persone che non riescono a leggere bene e comprendere ciò che è scritto. L’interprete può quindi essere utile nella traduzione delle lettere. Esistono quattro settori nell’accoglienza: formazione francese e LSF-informatica-interpretariato e informazione. Il servizio esiste da 24 anni, dal 1981.”
Psicologa: “ io sono una sorda ma preferisco parlare. Lavoro come psicologa nel servizio medico psicologico in un’equipè pluridisciplinare composta da 5 psicologi a tempo parziale, da un consulente sordo. Lavoro con ragazzi dell’istituto professionale e al Serac mi occupo dell’inseimento professionale dei sordi, il mio è un intervento individualizzato personalizzato. Intervengo anche nelle imprese per parlare di sordità e per agevolare i sordi nel lavoro.”
Insegnante: “Io sono sordo e sono un insegnante. Lavoro all’esterno dell’istituto in due scuole pubbliche con ragazzi sordi integrati individualmente dove svolgo assostenza e sostegno. Effettuo anche un altro tipo d’intervento su un gruppo di sordi inserito in una scuola per udenti. Lavoro in due tipi di pubblico differente in un liceo dove seguo sia ragazzi sordi oralisti che ragazzi sordi che hanno scelto un percorso bilingue. Insegno loro filosofia.”
Altri esperti presenti:
“Io sono responsabile del centro di documentazione e informazione per studenti e isegnanti.”
“ Io lavoro al servizio di monitoraggio e mi occupo: dell'attuazione del tirocinio e dell'inserimento professionale dei ragazzi che escono dalla nostra scuola.”
“Io lavoro nel centro di documentazione e informazione e mi sono un'educatrice specializzata.”
“Io sono un'educatrice specializzata che lavora nel colleggio della scuola media.”
“Io sono un assistente sociale e lavoro qui da 4 mesi. Lavoro in equipè con uno psicologo, con gli insegnanti, gli educatori e lavoro direttamente anche col bambino e la famiglia. Esiste una rete esterna di patnenariato con la quale collaboriamo. Non mi occupo di segni.”
Vi è in Francia la Legge 68 del 1999 che ha l'obiettivo di verificare le competenze del sordo per poterlo inserire nel posto di lavoro dopo il conseguimento del diploma.
Precedentemente c'era la Legge 482/68 che garantiva ai portatori di handicap una tipologia di lavoro differenziata secondo le proprie potenzialità. Questa Legge è stata poi trasformata nella legge attuale 68 del 1999. Essa però raggruppa ogni tipo di handicap senza distinzione e questo svantaggia i sordi nelle graduatorie perché avendo specifiche difficoltà nella comunicazione parlata e scritta, nei test si classificano sempre ultimi in graduatoria.
In Italia per ottenere l'indennità di comunicazione è necessario presentare il certificato audiometrico. Essa è di 200 euro mensili. Per chi ha un basso reddito è possibile percepire 440 euro in più mensili. In Francia l'indennità di comunicazione copre solo il periodo scolastico fino al conseguimento della maturità.
In Francia per chi segue il percorso bilingue è rara l'integrazione individuale, mentre è più comune per gli oralisti. Per l'inserimento in una classe di sordi in una scuola di udenti non è obbligatorio l'insegnamento della LSF. Attualmente, l'80% dei bambini sordi che frequentano la scuola materna sono impiantati e questo comporta un aumento nella scelta del percorso oralista. Le istituzioni insistono perché ci siano laboratori di LSF per agevolare la comunicazione e l'apprendimento. Per gli allievi di questo istituto inseriti in un'altra scuola io svolgo il ruolo di “ripetitore”. Noi siamo responsabili della trasmissione dei contenuti in LSF e quando ci sono solo due sordi in una classe di udenti non è possibile svolgere questo agevolmente.
Esiste un paradosso: negli anni '80 i sordi hanno duramente lottato per inserire nelle scuole la LSF e lottato tanto con le associazioni per far accettare all'intera società la LSF ed ora sembra si torni indietro. Tutte queste azioni degli anni '80 hanno fatto si che lo stato riconoscesse e accettasse la LSF, eppure ora si sta tornando verso l'integrazione scolastica individuale. L'integrazione di gruppi classe di sordi in scuole di udenti è nato come compromesso tra gli istituti è l'inserimento individuale. Attualmente il ministero della pubblica istruzione è interessato a sciogliere i gruppi classe perché sono più costosi. Si lotta per mantenere almeno l'inserimento di due sordi in una classe di udenti per evitare l'isolamento.
Per l'insegnamento individuale in Francia è prevista la scelta di due percorsi differenti :
a) Percorso bilingue: viene inviato un insegnate di sostegno specializzatp in LSF che copre quasi tutto l'orario scolastico;
b) Percorso oralista: è compreso l'utilizzo del cud-speech
Viene garantito il sostegno scolastico anche nel pomeriggio e viene svolto a scuola.
A chi è inserito individualmente viene comunque garantito: il sostegno e il logopedista. Spesso il bambino è impegnato dalle 8.00 del mattino alle 17.00.
Per poter lavorare negli istituti per i sordi è necessario fare un concorso. Per poter insegnare la LSF i sordi devono svolgere due anni di formazione universitaria. Per diventare educatore, sia per gli udenti che peri sordi, è necessario svolgere tre anni in una scuola specializzata.
BIBLIOGRAFIA
Appunti del corso LIS III livello anno 2007/2008 di Firenze.
Degerando M., De l'éducation des sourds- mouets de naissance, Parigi, Ed. Méquignon l'ainé père, 1827, tomo1.
Radutzky E., Dizionario della lingua dei segni italiana, 1992.
Appunti del corso LIS III livello anno 2007/2008 di Firenze.
Degerando M., De l'éducation des sourds- mouets de naissance, Parigi, Ed. Méquignon l'ainé père, 1827, tomo1.
Radutzky E., Dizionario della lingua dei segni italiana, 1992.
Grand Larousse Encyclopédique, Paris, Librairie Larousse, 1961, vol. DESF/FILAO, tome quatrième.
I sordi nella storia e la storia dei sordi, Atti del Convegno Nazionale nel primo centenario della nascita di Antonio Magarotto , Siena : 23-24 novembre 1991, l’ educazione dei sordi: collane, Siena, Edizioni Cantagalli, 1992.
Berthier Ferdinand, L’Abbé de L’Epee, sa vie, son apostolat, ses travaux, sa lutte et ses succès. Parigi, Levy Frères, Libraires- Editeurs, 1852.
Volterra Virginia, La Lingua dei Segni Italiana. La comunicazione visivo-gestuale dei sordi. Bologna, Il Mulino, 2004.
Presneau Jen-René, Signe et Institution des sourds, XVIII°-XIX° siécle, Parigi, Ed Champ Vallon, 1998
Centre d'information sur la Surdité d'Aquitaine : http://www.cis.gouv.fr/
Storia dei sordi - Di tutto e di tutti circa il mondo della sordità: http://www.storiadeisordi.it/
Istitut National de Jeunes Sourds de Paris : http://www.injs-paris.fr/
I segni come parole: www.istc.cnr.it/mostralis
NOTE
1 Girolamo Acquapendente in Radutzky E., Dizionario della lingua dei segni italiana, 1992, pag.13.
2 “A partire da quel giorno, ricoprirà, presso queste sfortunate, il vuoto lasciato dal buon Vanin. Dopo aver lungamente riflettuto sui mezzi attraverso i quali avrebbe potuto rimpiazzare nelle gemelle l'udito e la parola, l'Abate credette di intravedere nel linguaggio dei gesti, la pietra angolare que il Cielo destina al sostegno dell'edificio intellettuale del sordomuto.” L’Abbé de L’Epée, sa vie, son apostolat, ses travaux, sa lutte et ses succès. Ferdinand Berthier, Levy Frères, Libraires- Editeurs, Parigi, 1852. Pag. 21
3 “Il P. Vanin aveva iniziato l'istruzione di due sorelle gemelle sordomute dalla nascita. Questo rispettabile ministro morì e queste due ragazze si trovarono senza aiuto per un periodo di tempo abbastanza lungo perché nessuno aveva accettato di continuare, o di ricominciare, quest'opera. Dunque fui mosso a compassione nei loro confronti, credendo che queste due fanciulle sarebbero vissute e morte nell'ignoranza della loro religione (continua il venerabile istitutore) se non avessi tentato di insegnargliela; dissi che potevano portarmele e che avrei fatto tutto il possibile.” L'institution des sourds et mouets, edizione del 1776, I° parte, pag. 8 e 184, in De l'éducation des sourds- mouets de naissance, tomo I, M. Degerando, ed. Méquignon l'ainé père, Parigi 1827, pag. 452-453.
4 “È unicamente per loro che ha imparato, da solo, con l'aiuto di metodi e dizionari, quattro lingue straniere ed è disposto ad apprendere anche tutte le altre lingue necessarie. Possano queste differenti nazioni aprire gli occhi sui vantaggi di cui godrebbero nel portare avanti una scuola per l'istruzione dei sordomuti dei loro paesi!” L'institution des sourds et mouets, edizione del 1776, II° parte, lettera III, pag. 61, in De l'éducation des sourds- mouets de naissance, tomo I, M. Degerando, ed. Méquignon l'ainé père, Parigi 1827, pag. 454-455.
5 Tommaso Silvestri (1744-1789) fu mandato da Pasquale Di Pietro per sei mesi a Parigi a seguire il corso metodologico dell'Abate De l' Épée con l'intenzione di aprire un istituto per sordi a Roma. Nonostante il corso in seguito decise di adottare il metodo oralista. É considerato il primo educatore per sordi in Italia.
6 Trad: Ordine. L’Abbé de L’Epee, sa vie, son apostolat, ses travaux, sa lutte et ses succès. Ferdinand Berthier, Levy Frères, Libraires- Editeurs, Parigi, 1852. Pag. 50.
7 “I segni più semplici, che non servono che a mostrare con la mano le cose più semplici di cui si conosce il nome, sono sufficienti per cominciare l'opera; ma non portano lontano perché gli oggetti non capitano sempre sotto i nostri occhi e perché ce ne sono molti che possono essere percepiti solo attraverso i nostri sensi. Mi sembra, dunque, che un metodo di segni combinati debba essere la via più comoda e più sicura in quanto può ugualmente applicarsi alle cose assenti o presenti, dipendenti o indipendenti dai sensi [...]”. L’Abbé de L’Epee, sa vie, son apostolat, ses travaux, sa lutte et ses succès. Ferdinand Berthier, Levy Frères, Libraires- Editeurs, Parigi, 1852. Pag. 51.
8 “ Quando un sordomuto viene a contatto con altri sordomuti più istruiti di lui, impara a combinare e a perfezionare i segni che fino a questo momento erano senza ordine o collegamento. Si inserisce prontamente nel commercio dei suoi camerati, l’arte considerata così difficile di dipingere e di esprimere tutti i suoi pensieri, perfino i sensi più indipendenti, per mezzo dei segni naturali con tanto ordine e con tanta precisione come se avesse conoscenza delle regole della grammatica.” Obsevation d'un sourd- muet, Amsterdam e Parigi, 1779, pag. 11 in De l'éducation des sourds- mouets de naissance, M. Degerando, Parigi, éd. Méquignon l'ainé père, 1827, tomo 1, pag. 83.
9 “L’articolo è designato attraverso le giunture delle dita, del polso, ecc. ; l’aggettivo per l’applicazione della mano sinistra sulla destra ; l’avverbio per lo stesso segno unito a quello del verbo ; la congiunzione che, attraverso l’incrocio di due dita ; la preposizione, curvando le dita della mano sinistra e facendo scorrere questa mano da sinistra, sulla linea che si sta leggendo o scrivendo; il participio, facendo come se si stesse tirando via uno spillo o un filo di stoffa; i diversi casi di declinazione solamente attraverso il loro ordine numerico, I, II, III, ecc...; la regolamentazione dei verbi, unicamente attraverso la designazione dei casi che essi governano o del posto che assegnano ai loro complementi”. De l'éducation des sourds-mouets de naissance, M. Degerando, Parigi, éd. Méquignon l'ainé père, 1827, tomo 1, pagg. 473-474.
10 “ Io credo : - Io dico di si con l’anima, io penso di si. – Io dico di si con il cuore, mi piace pensare di si. – Io dico di si con a bocca. – Io non vedo con i miei occhi”. De l'éducation des sourds-mouets de naissance, M. Degerando, Parigi, éd. Méquignon l'ainé père, 1827, tomo 1, pagg. 466.
11 “Facciamo osservare al sordomuto (pagine 16-17) le giunture delle nostre dita, delle nostre mani, del polso, del gomito, ecc..., e le chiamiamo articolazioni o giunture. In seguito, scriviamo sulla lavagna che il, lo, la, gli, di del, dei, uniscono le parole come le nostre articolazioni uniscono le ossa. Da questo momento, il movimento dell’indice destro, che si estende e si piega più volte in forma di uncino, diventa il segno ragionato che noi diamo a ogni articolo. Noi esprimiamo il genere portando la mano al cappello per l’articolo maschile il,e all’orecchio, dove termina la pettinatura di una donna, per l’articolo femminile la”. dei L’Abbé de L’Epee, sa vie, son apostolat, ses travaux, sa lutte et ses succès. Ferdinand Berthier, Parigi, Levy Frères Libraires-Editeurs, 1852, pagg. 31,32.
12 “ Non è la ragione stessa che ci insegna che non c’è una relazione più stretta di quella tra le idee e la scrittura che colpisce i nostri occhi?” Signe et Institution des sourds, XVIII°-XIX° siécle, Jean-René Presneau , Parigi, éd. Champ Vallon, 1998, pag.139.
13 “Congresso per il miglioramento della sorte dei Sordomuti” Milano 6-11 settembre 1880, presidente del Congresso fu Giulio Tarra direttore della scuola per sordomuti di Milano e di forte impronta oralista.
14 Abate Giulio Tarra , atti del “Congresso per il miglioramento della sorte dei Sordomuti”Milano 6-11 settembre 1880.
15Tutto il testo è stato riproposto com' è stato scritto, senza apportare correzioni e modifiche all'articolo. L'articolo in appendice riguardante la presentazione dell'Istituto INJS di Parigi nel 2005 è ripreso dagli appunti del corso LIS III livello di Firenze e l'autore risulta anonimo.
1 Girolamo Acquapendente in Radutzky E., Dizionario della lingua dei segni italiana, 1992, pag.13.
2 “A partire da quel giorno, ricoprirà, presso queste sfortunate, il vuoto lasciato dal buon Vanin. Dopo aver lungamente riflettuto sui mezzi attraverso i quali avrebbe potuto rimpiazzare nelle gemelle l'udito e la parola, l'Abate credette di intravedere nel linguaggio dei gesti, la pietra angolare que il Cielo destina al sostegno dell'edificio intellettuale del sordomuto.” L’Abbé de L’Epée, sa vie, son apostolat, ses travaux, sa lutte et ses succès. Ferdinand Berthier, Levy Frères, Libraires- Editeurs, Parigi, 1852. Pag. 21
3 “Il P. Vanin aveva iniziato l'istruzione di due sorelle gemelle sordomute dalla nascita. Questo rispettabile ministro morì e queste due ragazze si trovarono senza aiuto per un periodo di tempo abbastanza lungo perché nessuno aveva accettato di continuare, o di ricominciare, quest'opera. Dunque fui mosso a compassione nei loro confronti, credendo che queste due fanciulle sarebbero vissute e morte nell'ignoranza della loro religione (continua il venerabile istitutore) se non avessi tentato di insegnargliela; dissi che potevano portarmele e che avrei fatto tutto il possibile.” L'institution des sourds et mouets, edizione del 1776, I° parte, pag. 8 e 184, in De l'éducation des sourds- mouets de naissance, tomo I, M. Degerando, ed. Méquignon l'ainé père, Parigi 1827, pag. 452-453.
4 “È unicamente per loro che ha imparato, da solo, con l'aiuto di metodi e dizionari, quattro lingue straniere ed è disposto ad apprendere anche tutte le altre lingue necessarie. Possano queste differenti nazioni aprire gli occhi sui vantaggi di cui godrebbero nel portare avanti una scuola per l'istruzione dei sordomuti dei loro paesi!” L'institution des sourds et mouets, edizione del 1776, II° parte, lettera III, pag. 61, in De l'éducation des sourds- mouets de naissance, tomo I, M. Degerando, ed. Méquignon l'ainé père, Parigi 1827, pag. 454-455.
5 Tommaso Silvestri (1744-1789) fu mandato da Pasquale Di Pietro per sei mesi a Parigi a seguire il corso metodologico dell'Abate De l' Épée con l'intenzione di aprire un istituto per sordi a Roma. Nonostante il corso in seguito decise di adottare il metodo oralista. É considerato il primo educatore per sordi in Italia.
6 Trad: Ordine. L’Abbé de L’Epee, sa vie, son apostolat, ses travaux, sa lutte et ses succès. Ferdinand Berthier, Levy Frères, Libraires- Editeurs, Parigi, 1852. Pag. 50.
7 “I segni più semplici, che non servono che a mostrare con la mano le cose più semplici di cui si conosce il nome, sono sufficienti per cominciare l'opera; ma non portano lontano perché gli oggetti non capitano sempre sotto i nostri occhi e perché ce ne sono molti che possono essere percepiti solo attraverso i nostri sensi. Mi sembra, dunque, che un metodo di segni combinati debba essere la via più comoda e più sicura in quanto può ugualmente applicarsi alle cose assenti o presenti, dipendenti o indipendenti dai sensi [...]”. L’Abbé de L’Epee, sa vie, son apostolat, ses travaux, sa lutte et ses succès. Ferdinand Berthier, Levy Frères, Libraires- Editeurs, Parigi, 1852. Pag. 51.
8 “ Quando un sordomuto viene a contatto con altri sordomuti più istruiti di lui, impara a combinare e a perfezionare i segni che fino a questo momento erano senza ordine o collegamento. Si inserisce prontamente nel commercio dei suoi camerati, l’arte considerata così difficile di dipingere e di esprimere tutti i suoi pensieri, perfino i sensi più indipendenti, per mezzo dei segni naturali con tanto ordine e con tanta precisione come se avesse conoscenza delle regole della grammatica.” Obsevation d'un sourd- muet, Amsterdam e Parigi, 1779, pag. 11 in De l'éducation des sourds- mouets de naissance, M. Degerando, Parigi, éd. Méquignon l'ainé père, 1827, tomo 1, pag. 83.
9 “L’articolo è designato attraverso le giunture delle dita, del polso, ecc. ; l’aggettivo per l’applicazione della mano sinistra sulla destra ; l’avverbio per lo stesso segno unito a quello del verbo ; la congiunzione che, attraverso l’incrocio di due dita ; la preposizione, curvando le dita della mano sinistra e facendo scorrere questa mano da sinistra, sulla linea che si sta leggendo o scrivendo; il participio, facendo come se si stesse tirando via uno spillo o un filo di stoffa; i diversi casi di declinazione solamente attraverso il loro ordine numerico, I, II, III, ecc...; la regolamentazione dei verbi, unicamente attraverso la designazione dei casi che essi governano o del posto che assegnano ai loro complementi”. De l'éducation des sourds-mouets de naissance, M. Degerando, Parigi, éd. Méquignon l'ainé père, 1827, tomo 1, pagg. 473-474.
10 “ Io credo : - Io dico di si con l’anima, io penso di si. – Io dico di si con il cuore, mi piace pensare di si. – Io dico di si con a bocca. – Io non vedo con i miei occhi”. De l'éducation des sourds-mouets de naissance, M. Degerando, Parigi, éd. Méquignon l'ainé père, 1827, tomo 1, pagg. 466.
11 “Facciamo osservare al sordomuto (pagine 16-17) le giunture delle nostre dita, delle nostre mani, del polso, del gomito, ecc..., e le chiamiamo articolazioni o giunture. In seguito, scriviamo sulla lavagna che il, lo, la, gli, di del, dei, uniscono le parole come le nostre articolazioni uniscono le ossa. Da questo momento, il movimento dell’indice destro, che si estende e si piega più volte in forma di uncino, diventa il segno ragionato che noi diamo a ogni articolo. Noi esprimiamo il genere portando la mano al cappello per l’articolo maschile il,e all’orecchio, dove termina la pettinatura di una donna, per l’articolo femminile la”. dei L’Abbé de L’Epee, sa vie, son apostolat, ses travaux, sa lutte et ses succès. Ferdinand Berthier, Parigi, Levy Frères Libraires-Editeurs, 1852, pagg. 31,32.
12 “ Non è la ragione stessa che ci insegna che non c’è una relazione più stretta di quella tra le idee e la scrittura che colpisce i nostri occhi?” Signe et Institution des sourds, XVIII°-XIX° siécle, Jean-René Presneau , Parigi, éd. Champ Vallon, 1998, pag.139.
13 “Congresso per il miglioramento della sorte dei Sordomuti” Milano 6-11 settembre 1880, presidente del Congresso fu Giulio Tarra direttore della scuola per sordomuti di Milano e di forte impronta oralista.
14 Abate Giulio Tarra , atti del “Congresso per il miglioramento della sorte dei Sordomuti”Milano 6-11 settembre 1880.
15Tutto il testo è stato riproposto com' è stato scritto, senza apportare correzioni e modifiche all'articolo. L'articolo in appendice riguardante la presentazione dell'Istituto INJS di Parigi nel 2005 è ripreso dagli appunti del corso LIS III livello di Firenze e l'autore risulta anonimo.
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